Anche gli Emirati Arabi Uniti per l’intesa sul “congelamento” del petrolio

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Perrolio pozziIl basso costo del petrolio, che si è tradotto in una batosta per le economie diversi produttori come Russia, Venezuela e Azerbaijan, continua a destabilizzare i mercati. Per questo motivo gli Emirati Arabi Uniti si sono detti pronti a cooperare con gli altri paesi estrattori di oro nero per arrivare ad una stabilizzazione della produzione, e due giorni fa a Doha i ministri del Petrolio di Russia, Alexander Novak, e di Arabia Saudita, Ali al-Naimi, e di altri paesi hanno concordato il congelamento – non il taglio – della produzione.
Al momento il prezzo del Brent si è attestato sui 33 dollari, dopo un balzo a 35. Nei giorni scorsi era arrivato a poco più di 29 dollari al barile.
In questo quadro si inserisce l’Iran, che sta cercando di guadagnare il terreno perso con le sanzioni e che è passato dai 2,99 milioni di barili prodotti al giorno a 3,6 milioni. Ed il ministro del Petrolio venezuelano Eulogio del Pino si è recato a Teheran proprio per proporre il “congelamento”, cioè di non immettere troppo greggio sul mercato.
Il ministro dell’Energia degli Eau, Suhail Mazrouei, ha così comunicato che “La politica degli Emirati è di apertura a collaborare con gli altri paesi produttori di petrolio per il mutuo interesse della stabilità del mercato e siamo ottimisti circa il futuro”.
Eulogio del Pino ha fatto sapere che anche Ecuador, Algeria, Nigeria e Oman sono pronti ad aderire all’intesa raggiunta a Doha, cosa confermata anche dal Kuwait.