Argentina – Angola: Oil for Food

di Giacomo Dolzani –

Dopo la nazionalizzazione di YPF (Repsol, Yacimientos Petrolíferos Fiscales) ed il potenziamento dell’attività estrattiva sul suolo nazionale, la presidentessa Cristina de Kirchner prosegue la sua campagna nel campo energetico al fine di garantire all’Argentina gas e petrolio a sufficienza per il proprio sviluppo.
È fissato per oggi, infatti, l’incontro tra la de Kirchner ed il suo omologo angolano Josè Eduardo Dos Santos, a Luanda, capitale dello stato africano secondo produttore di petrolio del continente.
Tra i due stati infatti sono già presenti parecchi legami commerciali, per una mole di affari che si aggira sui duecentoventi milioni di dollari l’anno, costituito soprattutto da generi alimentari ed abbigliamento che l’Angola importa per quasi centocinquanta milioni.
Il commercio tra i due è quindi, per Buenos Aires, basato principalmente sulle esportazioni e molto meno sulle importazioni, in quanto lo stato africano, nonostante il tasso di crescita a due cifre della sua economia, non è ancora in grado di produrre grandi quantità di beni.
L’obiettivo della de Kirchner è appunto instaurare una collaborazione tra i due paesi che porti allo sviluppo industriale angolano tramite investimenti argentini, sovvenzionati da Buenos Aires con un fondo di cento milioni di dollari, soprattutto nel settore estrattivo, ma anche in quello agroalimentare e nelle infrastrutture, per promuovere il commercio.
Una delle aziende in prima linea per stringere accordi per la fornitura di gas è proprio la YPF, prima della sua nazionalizzazione proprietà della spagnola Repsol; Repsol che aveva già mandato i suoi manager a Luanda per avviare contatti commerciali e che, adesso, potrebbe vedere la sua ex succursale argentina trattare con la angolana Sonangol per l’acquisto di gas.
Una delle proposte della de Kirchner, che ha inaugurato in Angola un’enorme fiera di prodotti argentini per promuoverne l’acquisto, è di ripagare il petrolio ed il gas angolani con generi alimentari, un revival del vecchio Oil for Food tra USA ed Iraq.
L’Angola sta infatti affrontando un’a consistente crisi alimentare, che obbliga Luanda ad importare grandi quantità di cibo dall’estero per compensare la scarsa produttività del proprio settore agricolo, devastato da trent’anni di guerra civile e quindi, quella proposta da Buenos Aires, potrebbe essere una soluzione al problema.
Pare quindi che i giochi tra i due siano fatti e, se ci fossero dei dubbi, basta ascoltare l’ambasciatore di Luanda in Argentina, Hermínio Escórcio, riferendosi alla questione delle isole Malvine, esortare Londra a mettere fine al colonialismo.