di Giuseppe Gagliano –
Ill governo argentino ha chiuso ufficialmente l’indagine sulla criptovaluta $LIBRA, al centro di una vicenda che ha coinvolto il presidente Javier Milei e sua sorella Karina. Con il decreto 332/2025, firmato da Milei e dal Ministro della Giustizia Mariano Cuneo Libarona, è stata sciolta la Task Force Investigativa (UTI), istituita a febbraio per indagare sulle accuse legate alla promozione del token digitale, che aveva causato perdite milionarie agli investitori.
Il caso è esploso il 16 febbraio, quando Milei ha pubblicizzato $LIBRA sui social, presentandola come un’iniziativa per finanziare le piccole e medie imprese tramite blockchain. Il valore della criptovaluta è schizzato oltre il 1000% in poche ore, per poi crollare, lasciando numerosi investitori in rovina. Le opposizioni hanno accusato Milei di manipolazione, mentre i suoi sostenitori hanno parlato di un complotto per screditarlo. Il presidente ha cancellato il post, dichiarando di non conoscere i dettagli dell’operazione.
L’UTI, creata con il decreto 114/25, aveva il compito di raccogliere prove e collaborare con la magistratura. Tuttavia, il governo ha giustificato la chiusura sostenendo che l’unità avesse completato il suo mandato, senza ricevere richieste significative dalla giustizia. Parallelamente, una commissione parlamentare d’inchiesta, istituita ad aprile con 28 deputati, non ha ottenuto la partecipazione dei ministri Cuneo Libarona e Luis Caputo, convocati il 14 maggio.
Tra i protagonisti del caso spicca Hayden Mark Davis, legato al “Progetto Viva la Libertad” di KIP Protocol, che avrebbe fornito l’infrastruttura per $LIBRA. Sebbene l’indagine ufficiale sia chiusa, procedono le denunce individuali per presunta frode e manipolazione di mercato, mantenendo alta la tensione intorno alla vicenda.
Questo episodio riflette le difficoltà del governo Milei nel gestire le critiche e le sfide di trasparenza, in un contesto economico e politico già polarizzato in Argentina.