Argentina. Torna l’inflazione a tre cifre. La crisi economia si aggrava

di Paolo Menchi

Erano 32 anni che l’Argentina, pur abituata a vivere in una crisi economica costante, non vedeva di nuovo le tre cifre nel tasso di inflazione, che ha raggiunto oggi il 102,5% e che, seppur molto basso rispetto alla iperinflazione dei primi anni 90, risulta difficilmente sostenibile per l’economia.
In un paese dove ben il 40% della popolazione vive in condizioni di povertà, l’aumento del costo dei prodotti alimentari avvenuto nel mese di febbraio (soprattutto carne, latticini, uova e frutta) ha messo ancora più in difficoltà gli strati più bassi della popolazione.
Persino il prodotto più tipico dell’Argentina, la “carna picada”, ha subito nell’ultimo mese un aumento del 35% rendendola un alimento per pochi.
Per cercare di alleviare almeno il problema alimentare il governo Fernandez aveva raggiunto nel dicembre scorso un accordo con i produttori di alimenti e di prodotti per l’igiene personale volto a bloccare gli aumenti fino a marzo, nella fattispecie 2.000 prodotti, e limitare l’aumento entro il 4% per altri 4.000, ma non è bastato ad alleviare il costo della vita della maggior parte della popolazione.
Come non bastassero gli effetti della guerra in Ucraina e della pandemia, oltre all rallentamento dell’economia cinese, un grosso problema che si è aggiunto è stato quello della siccità, che si calcola abbia abbassato di 3 punti il pil stimato per il 2023.
La perdita di molti raccolti di grano, soia e mais ha avuto un effetto devastante, se si considera che essi rappresentano un’alta percentuale delle esportazioni argentine; inoltre bisogna conteggiare l’effetto sull’importante settore degli allevamenti, visto che si tratta di prodotti destinati anche alla produzione di mangimi per gli animali.
Oltre alla già citata statistica secondo la quale il 40% degli argentini vive in condizioni di povertà, ancora più agghiacciante è il dato che riguarda i bambini: si calcola che due bambini su tre siano poveri e non abbiano accesso ai servizi fondamentali come la scuola e la salute.
Secondo un rapporto dell’Istituto nazionale di statistica nel primo semestre del 2022 il 51,5% dei bambini non aveva accesso agli alimenti e servizi basici, ma se poi si allarga il discorso all’accesso ai diritti fondamentali, la percentuale sale al 66%, un livello altissimo quasi da paese sottosviluppato che, secondo molti, può essere contrastato solo con specifici programmi di protezione dei minori sotto l’egida dell’Unicef.