Attacco ai gasdotti: non una novità, ma azione che mostra fragilità

di Giuseppe Gagliano

Hanno destato preoccupazione nell’opinione pubblica le esplosioni del gasdotto Nord Stream del 18 novembre scorso, ma se si guarda al passato azioni simili volte a colpire cavi di comunicazione sottomarini, sistemi di approvigionamento energetico non rappresentano una strategia nuova.
Durante la guerra del Pacifico del 1879-1883, le forze navali cilene tagliarono il cavo principale che collegava Lima a San Francisco, privando così il Perù di parte delle sue telecomunicazioni e interrompendo la copertura mediatica del conflitto. Gli americani tagliarono a loro volta i cavi che collegavano Cuba durante la guerra ispano-americana del 1898. Nel 1914 la prima azione britannica, poche ore dopo lo scoppio della guerra, fu quella di tagliare i cinque cavi telegrafici sottomarini che collegavano la Germania al mondo esterno, costringendo il Kaiser a ricorrere alle comunicazioni radio. Durante la Seconda guerra mondiale i cavi e le stazioni ripetitrici britanniche subirono diversi attacchi giapponesi, al punto che la Royal Navy a sua volta sezionò il cavo che collegava Saigon a Hong Kong nel luglio 1945.
La sorpresa dunque che l’opinione pubblica ha manifestato deve ricordare l’estrema fragilità delle vie di approvvigionamento marittimo. L’azione offensiva contro il gasdotto fa comprendere chiaramente la delicatezza delle arterie energetiche e digitali.
Inoltre una tale offensiva porta a comprendere che l’elemento liquido non è affatto marginale per la sicurezza dell’ordine globale, bensì è rilevantissimo. Difendere in maniera adeguata le arterie sottomarine attraverso le quali si dipana il sistema nervoso determinante per l’economia è una priorità fondamentale per la sicurezza di ogni paese.