Australia. Il governo emanerà il Magnitsky Act a tutela dei diritti umani in chiave anti cinese

di Alberto Galvi

Il Comitato parlamentare permanente congiunto australiano per gli Affari esteri, la Difesa e il Commercio ha raccomandato al governo di emanare una legislazione simile a quella canadese, britannica e statunitense per stabilire un regime di sanzioni sui diritti umani a livello mondiale. Ciò ha portato all’idea del Magnitsky Act, che blocca i beni e vieta i visti ai violatori dei diritti umani.
Gli Usa hanno approvato il Sergei Magnitsky Rule of LawAccountability Act nel 2012, espandendolo nel 2016 con il Global Magnitsky Act. Da allora il governo degli Usa ha imposto sanzioni a 94 persone e 102 entità di 24 Paesi, tra cui Uganda, Iraq, Sud Sudan e Cambogia. L’Unione Europea sta valutando un atto quasi identico. Dopo gli Usa, la Magnitsky Act è stata emanata anche nel Regno Unito, Canada, Lettonia, Gibilterra, Baliato di Jersey, Estonia, Lituania e Kosovo.
In quanto membro integrante dei Five Eyes, avrebbe senso che l’Australia seguisse le orme di Usa, Regno Unito e Canada. I Five Eyes sono un’alleanza dei servizi d’intelligence tra questi cinque Paesi.
L’Australia potrebbe rischiare di diventare un paradiso per i violatori dei diritti umani di tutto il mondo se non disporrà di un proprio Magnitsky Act. Il governo australiano dovrebbe unirsi ad altri governi ed approvare una legge che specifica i diritti umani e la corruzione come criteri per l’applicazione di sanzioni mirate.
L’attuale legge australiana sulle sanzioni consente al governo di imporre misure mirate per una vasta gamma di motivi, ma il processo è complicato senza l’ausilio di esponenti della società civile. Di conseguenza raramente sono state applicate sanzioni mirate contro coloro che violano i diritti umani. Al contrario gli Usa hanno sanzionato almeno 199 persone ed entità provenienti da un’ampia gamma di Paesi ai sensi del Global Magnitsky Act.
Una nuova legge darebbe al governo australiano più opzioni nel trattare con i violatori dei diritti umani in quanto attraversosanzioni mirate creerebbe un processo più trasparente per l’applicazione delle stesse.
Le sanzioni diventerebbero uno strumento efficace di politica estera ad esempio per persuadere la Cina ad affrontare le violazioni dei diritti umani nei confronti dei musulmani uiguri nella provincia dello Xinjiang. Gli Usa hanno recentemente imposto sanzioni contro entità e funzionari cinesi per l’oppressione della popolazione uigura e c’è un crescente impulso nel Regno Unito per tale azione. Tali sanzioni fornirebbero così all’Australia un altro strumento diplomatico che può essere utilizzato per dissuadere Stati, o singole entità aziende o persone che siano a compiere violazioni dei diritti umani.