Bagarre nello Studio ovale: Trump caccia Zelensky, ‘torna quando sei pronto’

Il presidente ucraino sperava di continuare la guerra. Trump. 'Non hai le carte, stai giocando con la vita di milioni di persone'.

di Guido Keller

Se non si è trasformato in una bagarre, l’incontro di Volodymyr Zelensky nello Studio ovale con Donald Trump e il vice JD Vance, poco c’è mancato. In un clima di aperta tensione, poco prima del previsto faccia a faccia a porte chiuse, il presidente ucraino ha lasciato nervoso la stanza ed è saltata la prevista conferenza stampa, ma la parte di dibattito trasmessa dai media è parsa a dir poco infuocata.
Zelensky ha esordito dimostrando inesperienza politica, sostenendo cioè che con il dovuto appoggio la guerra può continuare, dicendosi pronto all’accordo sulle terre rare in cambio di “garanzie per la sicurezza del mio paese”. Ha poi mostrato foto delle atrocità che sarebbero state commesse dai russi, aggiungendo che “non ci devono essere compromessi con un assassino”, riferendosi a Vladimir Putin.
“Pensi che sia rispettoso venire nello Studio Ovale degli Stati Uniti d’America e attaccare l’Amministrazione che sta cercando di impedire la distruzione del tuo Paese?”, gli ha rimproverato a chiari toni Vance alla presenza di un’attonita ambasciatrice Okana Markarova, la quale ha abbassato lo sguardo mettendosi le mani tra i capelli.
“Senza le nostre armi, la guerra sarebbe finita in due settimane, devi accettare il cessate-il-fuoco”, gli ha intimato Trump, facendogli notare che “non sei una persona sveglia”: “Non hai le carte in questo momento. Stai giocando con la vita di milioni di persone, stai rischiando la terza guerra mondiale”. “Obama vi ha dato lo scudo, io gli Javelin, ma se continui con questo approccio, sarà difficile trovare un accordo”, ha insistito prima di chiedergli di andarsene e di “tornare quando sarai pronto”. Una “cacciata” per la russa Ria Novosti, ma anche la Fox News ha riportato che il presidente ucraino è stato invitato ad andarsene, e così ha fatto.

Saltato l’incontro a porte chiuse e con esso l’accordo sui minerali e le terre rare, Trump ha scritto su Truth che “…ho stabilito che il presidente Zelensky non è pronto per la pace se l’America è coinvolta. Anzi ritiene che il nostro coinvolgimento gli dia un grande vantaggio nei negoziati. Ma io non voglio vantaggi, voglio la pace”.
Dall’altra parte dell’Atlantico è invece stato un coro di incoraggiamento per Zelensky. La Pesc Kaja Kallas ha scritto su X che “L’Ucraina è l’Europa! Siamo al fianco dell’Ucraina. Incrementeremo il nostro sostegno all’Ucraina affinché possa continuare a combattere l’aggressore”. “Oggi – ha aggiunto – è diventato chiaro che il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader”, una posizione che certamente non sarà sfuggita alla Casa Bianca.
Per la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e il capo della Commissione Ursula von der Leyen “La tua dignità onora il coraggio del popolo ucraino. Devi essere forte e coraggioso, non sei mai solo, caro presidente Zelensky. Continueremo a lavorare con voi per una pace giusta e duratura”.
Più prudente la premier italiana Giorgia Meloni si è limitata ad affermare che “Ogni divisione dell’occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà. Non del suo potere o della sua influenza, ma dei principi che l’hanno fondata, primo fra tutti la libertà. Una divisione non converrebbe a nessuno”, e il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato su Radio Uno che “noi difendiamo l’indipendenza dell’Ucraina. Bisogna fare in modo che alla fine si trovi un modo di discutere, di confrontarsi. E’ tutto molto difficile, ma lo sapevamo fin dall’inizio. La pace non si fa in una settimana. Credo che ci voglia un po’ di tempo”.
Da Mosca la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha commentato di credere “che la più grande bugia di Zelensky sia consistita nel sostenere che il regime di Kiev sia stato lasciato solo nel 2022 e senza alcun sostegno. Come Trump e Vance si siano trattenuti e non abbiano preso a schiaffi quella faccia è un miracolo di resistenza”.
Per il premier ungherese Viktor Orban “Le persone forti creano la pace, quelle deboli creano la guerra”.