di Enrico Oliari –
Gli studenti da giorni protestano a Dacca, in Bangladesh, per la riattivazione da parte di un tribunale del sistema delle quote per il pubblico impiego, abolito nel 2018 dalla Corte suprema in quanto ritenuto discriminatorio e certamente non meritocratico. Di fatto il sistema prevede che ampie quote dei posti pubblici siano riservate a specifiche categorie, persino ai parenti dei caduti e ai reduci di guerra dell’indipendenza dal Pakistan del 1971, ma il problema centrale rimangono nepotismo e corruzione, con quasi tutti i posti assegnati a parenti e amici con scarsa formazione. Alla fine restano per i 400mila studenti che si laureano ogni anno solo 3mila posti pubblici, per cui la protesta si è estesa in diverse città ma in particolare nella capitale.
Negli scontri con le forze dell’ordine, durante i quali agenti avrebbero, in base alle testimonianze pubblicate sui social, sparato proiettili veri, sono rimaste uccise già 165 persone, mentre gli arresti di studenti e leader dei movimenti di protesta sono già 2.500.
Nelle ultime ore è intervenuta nuovamente la Corte suprema respingendo a decisione presa dal tribunale in giugno e ha modificato le quote, che per i parenti dei caduti e i reduci di guerra dell’indipendenza passa dal 30% al 5%. Un altro 2% andrà ad altre categorie.