Ben Gvir sulla Spianata delle Moschee: Netanyahu sotto pressione

Per il premier il rischio è la crisi di governo, ma anche una nuova Intifada.

di Enrico Oliari

La recente camminata sulla Spianata delle Moschee del ministro radicale di destra Itamar Ben Gvir continua a destare preoccupazioni a livello internazionale per le possibile reazioni dei palestinesi, addirittura annunciate dal partito egemone a Gaza, Hamas, da dove si è parlato di “arroganza di un governo di coloni fascisti”.
D’altrone il ministro per la Sicurezza interna del governo di Benjamin Netanyahu, che si tiene in piedi per miracolo, con il suo partito di estrema destra Otzma Yehudit (Potere Ebraico) è quanto più lontano dal dialogo e dalla pace vi possa essere, tanto da aver chiesto in passato l’espulsione da Israele dei cittadini arabi non fedeli allo “Stato ebraico”.
Scortato da decine di agenti, Ben Gvir ha dichiarato dalla Spianata delle Moschee che “il Monte del Tempio è il luogo più importante per Israele”, e ha avvertito che “noi garantiamo la libertà di movimento per i musulmani e per i cristiani, e anche gli ebrei saliranno sul Monte del Tempo. E per chi si opporrà ci sarà il pugno di ferro”.
La Spianata delle Moschee, per gli ebrei Monte del Tempio, gode di uno status quo riconosciuto dall’Unesco, che nel 2016 aveva espresso una risoluzione per condannare l’arrivo nel luogo sacro per i musulmani di integralisti ebrei travestiti da turisi per creare disordini, come pure scavi sotto il complesso (dove gli ebrei ortodossi ritengono vi sia la sala con l’Arca dell’Alleanza) e la costruzione di infrastrutture. In pratica non è permesso agli ebrei di pregare nei posti sacri ai musulmani, e viceversa.
Oggi sono molte le dichiarazioni a livello internazionale che invitano quantomeno alla prudenza, ed il portavoce del Servizio di Azione Esterna dell’Ue, Peter Stano, ha affermato come riporta l’Ansa che “Stiamo seguendo molto da vicino non solo la situazione sul terreno ma anche i primi passi del nuovo governo israeliano con cui ci auguriamo ci sia cooperazione su valori comuni.Per questo ricordiamo l’importanza di mantenere lo status quo” per la Spianata delle Moschee a Gerusalemme.”E’ importante che tutti contribuiscano ad una de-escalation ed evitino provocazioni. Facciamo appello a tutti gli attori affinché evitino qualsiasi escalation”.
Dagli Usa sono intervenuti la portavoce della Casa Bianca Karine Jean Pierre, la quale ha affermato che “gli Usa sono fermamente a favore del mantenumento dello status quo”, e il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, che ha espresso “preoccupazione” e ha bollato la mossa di Ben Gvir come “esacerbante delle tensioni e provocante la violenza”.
Condanna scontata per l’iniziativa del ministro ebraista dall’Autorità Naizonale Palestinese, la quale teme che quanto accaduto sia il preludio ad una mossa del governo per cambiare lo status quo della Spianata dele Mosche.
Le beghe sono tuttavia anche tra gli israeliani: il premier Netanyahu ha garantito l’intenzione di mantenere lo status quo, ma il rischio è che ne vada della tenuta del governo. “Sono determinato a mantenere strettamente lo status quo”, ha dichiarato, pur ammettendo che la visita di Ben Gvir non è la prima di ministri israeliani.
La fece nel 2000 il premier Ariel Sharon, cosa che fece partire la Seconda Intifada che in 5 anni costò la vita di 1.062 israeliani (727 civili) e 5.500 palestinesi.
Più realista il leader dell’opposizione ed ex premier Yair Lapid: “Ecco cosa succede quando un primo ministro debole è costretto a dare responsabilità alla persona più irresponsabile del Medio Oriente nel luogo più esplosivo del Medio Oriente”, ha affermato.
La miccia insomma è stata accesa.