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Per competere nell’era dei nuovi dazi “quello che dovremo fare è negoziare. Serve farlo come Europa a tutela del mondo delle imprese”. Nonostante il Governo ripeta che Trump avrà un occhio per l’Italia, anche per un’affinità politica, “credo che il nostro Paese non avrà di per sé nessun rapporto privilegiato sugli Stati Uniti”. È il punto di vista delle imprese di fronte ai nuovi scenari economici, espresso da Federico Visentin, nella giornata conclusiva al Kilometro Rosso del Festival Bergamo Città Impresa, che per tre giorni, dall’8 al 10 novembre, ha incentivato le riflessioni sulle sfide per le imprese italiane e per l’Europa dopo il voto americano. E il tema dazi è stato catalizzatore del dibattito finale che ha coinvolto, oltre al presidente di Mevis, Federmeccanica e Fondazione Cuoa, anche Paolo Poma, vicepresidente della Camera di Commercio Italo-Germanica e ad di Automobili Lamborghini, Giovanni Tria, presidente della Fondazione Enea Tech e Biomedical e già ministro dell’Economia e delle Finanze, e Roberto Vavassori, presidente di Anfia.
“La prima impressione delle imprese è di grande preoccupazione – continua il presidente di Federmeccanica -. L’aumento dei dazi farà alzare i prezzi interni e l’inflazione americana causando un mantenimento su livelli alti dei tassi di interesse da parte della Fed e di conseguenza della Bce. Le imprese fanno fatica a comprendere questo disegno”, dice sottolineando che già con l’amministrazione Biden “le imprese italiane si sono trovate a combattere i dazi posti sull’esportazione di componenti o prodotti contenenti alluminio. È passata sottotraccia ma ha colpito l’Italia come unico Paese europeo, oltre ad altri Stati del Far East”. Secondo Poma, la Germania “non può che essere contraria ai dazi americani e anche l’Europa deve esserlo, perché Germania e Italia sono i primi paesi per avanzo commerciale verso gli Usa. I dazi deprimono la produttività già fortemente indebolita in Europa a causa dalla carenza tecnologica rispetto alla Cina. La via d’uscita dev’essere fare fronte comune verso i due blocchi Cina e Usa”.
Scettico sull’ondata di protezionismo americano anche l’ex ministro Tria. “Dobbiamo sperare che sia un periodo transitorio anche perché la politica dei dazi non aiuterà a migliorare la bilancia commerciale americana in primis – commenta –. Veniamo da cambiamenti importanti negli scenari globali. La Cina infatti si è trasformata e non è più la fabbrica del mondo per tutte le produzioni a basso valore aggiunto. Ora è salita ai vertici della catena del valore aggiunto e questo cambia gli equilibri”. E per governare questo cambiamento della globalizzazione “bisogna ricostruire la cooperazione internazionale esattamente come si fece per uscire dalla crisi del 2008, mentre dalla crisi pandemica siamo usciti senza un coordinamento delle politiche commerciali dei vari paesi per ricostruire le catene produttive globali”, aggiunge Tria.
E proprio sui dazi tra Cina e Europa, in particolare sull’auto elettrica, punta l’attenzione Vavassori. “La Cina è oggi l’elefante nella stanza con l’ambizione di diventare dominante a livello economico globale. E i dazi sono un mezzo per farlo. La Cina non è contenta dei dazi europei ma si sta negoziando a oltranza e forse già la settimana prossima potrebbe arrivare un annuncio tra Commissione Europea e governo cinese per un sistema non più di dazi ma di prezzi che dalla Cina dovrebbero parificarsi con i prezzi medi dei veicoli elettrici europei – rivela il presidente di Anfia –. La ratio è non avere troppi stabilimenti cinesi nei nostri territori europei”. Eppure l’Italia stessa sta lavorando all’arrivo di un player cinese che produca auto in loco. “Vero, gli stabilimenti cinesi per produrre auto in Italia li vogliamo purché utilizzino almeno il 40-45% della componentistica europea e soprattutto italiana a cui, sommando la batteria elettrica che naturalmente in Italia non abbiamo e il cui valore pesa per il 50% dell’auto, significa produrre auto di fatto italiane”.
La giornata conclusiva del Festival al Kilometro Rosso era stata aperta con i consueti saluti di Alberto Bombassei, presidente emerito di Brembo, che ha lanciato un monito sul tema dell’innovazione: “Su questo stesso palco è stato nostro ospite poche settimane fa Mario Draghi che ha illustrato il suo rapporto sulle prospettive della competitività dell’Unione Europea – ha commentato Bombassei –. Un rapporto che ha riconosciuto assoluta centralità all’innovazione, confortandoci sullo sforzo che da 15 anni compiamo come Kilometro Rosso cercando di seminare innovazione in Italia”. A seguire il dibattito sulle leadership femminili al vertice delle istituzioni, con un focus su Kamala Harris, Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen a cui hanno preso parte Elena Carnevali, sindaca di Bergamo, Tommaso Nannicini, docente di economia dell’Istituto Universitario Europeo, già sottosegretario e senatore, Lia Quartapelle, deputata e vicepresidente in Commissione Esteri, e Giuseppe Sarcina, giornalista del Corriere della Sera. In chiusura di mattinata l’analisi del voto americano “da Costa a Costa” con il vicedirettore del Post, Francesco Costa.
“È stata una edizione di straordinario interesse con momenti di altissima partecipazione, indice del fatto che il mondo imprenditoriale in questo momento si sta interrogando sulla costruzione di nuovi orizzonti e ha la consapevolezza che attraverseremo mesi ancora complicati. Rimane però la fiducia che siano proprio i momenti complicati quelli in cui si può trovare la chiave per il futuro”, dichiara il direttore del Festival Città Impresa e fondatore di ItalyPost, Filiberto Zovico, tracciando il bilancio della manifestazione.
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