Biden, ‘Putin è un assassino’. E lui, ‘gli auguro salute’

di Enrico Oliari

In un mondo in cui c’è bisogno di distensione attraverso il dialogo per smorzare le crisi legate alla pandemia e alle disastrose guerre determinate dagli interessi geostrategici (vedi Siria), proprio non ci voleva l’uscita del presidente Usa Joe Biden di ieri, quando ha definito in conferenza stampa il collega russo Vladimir Putin “un assassino”.
Il fatto è avvenuto a poche ore dalla diffusione di un rapporto della Cia secondo cui il presidente russo Vladimir Putin avrebbe autorizzato operazioni per denigrare l’allora candidato alle presidenziali Joe Biden, un rapporto che proprio non è andato giù all’inquilino della Casa Bianca per quanto la stessa Cia non avesse una buona nomea in tema di resoconti, si pensi a quello sulle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.
Nervoso ma per nulla pressato dai giornalisti, Biden ha risposto alla domanda se ritenesse Putin un assassino, con evidente riferimento al caso Navalny, affermando che “sì, lo penso”, ed ha poi aggiunto che “pagherà per aver cercato di influenzare le elezioni americane del 2020”.
Un’affermazione gravissima, che ha lasciato di stucco innanzitutto le cancellerie dei paesi alleati.
Il diretto interessato, Vladimir Putin, ha dichiarato all’interfax con fair play che “come il presidente Usa ha affermato, è vero, ci conosciamo personalmente. Cosa gli risponderei? Gli direi: stia bene! Gli augurerei salute”, ma è evidente che ormai tra le due potenze si è aperto un nuovo fronte del conflitto comunicativo. Difatti l’ambasciatore Anatoly Antonov è stato richiamato a Mosca con la classica formula “per consultazioni”, ovvero “avrà incontri al ministero degli Esteri e con altre agenzie governative per discutere delle modalità per correggere i rapporti Usa-Russia, ora in crisi”.
Già ieri il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si era riferito alla triste battuta di Biden dicendo che si tratta di “affermazioni prive di fondamento”, probabilmente “una scusa per introdurre la questione di nuove sanzioni contro il nostro Paese”. Più caustico il presidente della Camera bassa (Duma) Viaceslav Volodin, per il quale le parole del presidente Usa “sono attacchi contro il nostro Paese”, ed il presidente della Camera alta Konstantin Kosachev ha fatto sapere attraverso la Tass che “non finirà qui se gli Usa non daranno spiegazioni e non si scuseranno”. “Simili dichiarazioni – ha insistito – non possono essere tollerate in nessuna circostanza e porteranno inevitabilmente a un aumento delle tensioni tra i nostri Paesi. Il richiamo dell’ambasciatore negli Usa per consultazioni è una risposta immediata, adeguata e l’unica ragionevole in una situazione del genere”.
L’ex premier e presidente Medvedev l’ha buttata su Freud: “Nella vita niente costa di più di malattia e stupidità”.
La domanda del giornalista dell’Abc George Stephanopoulos si riferiva al caso Navalny, piuttosto traballante non tanto per il tentato avvelenamento (se fossero stati agenti russi non sarebbe rimasto “tentato”), quanto perché utilizzato incomprensibilmente come elemento di tensione da parte dell’occidente, a cominciare proprio dagli Usa e dall’Unione Europea: Alexei Navalny infatti è a capo del suo movimento “Russia del Futuro”, numericamente poco incisivo ma molto rumoroso. Il suo passato politico abbraccia ideali xenofobici e nazionalisti che poco, pochissimo hanno a che fare con lo spirito europeo, basti pensare che lo stesso blogger nel 2008, in occasione della guerra dell’Ossezia del Sud, si era schierato con Mosca, insultando apertamente i georgiani e chiedendone l’espulsione dal paese; nel 2013 aveva difeso sul suo blog i neonazisti russi autori di raid punitivi per un omicidio compiuto da un azero, puntando il dito contro “orde di immigrati regolari e clandestini”. Salvo poi “ingentilirsi”, quando ha capito che l’occidente cercava una leva da usare contro la leadership al potere in Russia.
Il motivo dell’astio di Biden nei confronti di Putin e della Russia potrebbe tuttavia essere ricercato altrove: smentendo dati alla mano ogni scetticismo, il vaccino Sputnik V contro il coronavirus ha una crescente diffusione, costa meno di quelli prodotti negli Usa e soprattutto funziona, a differenza di quello sgangherato cinese. Parlare di vaccini anti-Covid significa parlare di ingenti captali, di investimenti e di utili con molti zeri. Più che per la campagna elettorale, la Russia può nuocere agli interessi delle grandi corporation americane, come pure c’è chi mal sopporta l’idea di una Russia competitiva ed in grado di camminare con le sue gambe.
Alla fine Navalny, Putin assassino, interferenze in campagna elettorale… sono semplicemente termini che esprimono il disagio di una classe politica internazionale che forse, vedendo l’espansione cinese più che combattere Putin dovrebbe dialogarci. A tu per tu.

Jill è Joe Biden-foto Twitter