Bolivia. Arce e Morales da alleati a rivali per la presidenza

di Paolo Menchi

Nell’autunno del 2020 la Bolivia aveva eletto come suo nuovo presidente Luis Arce, candidato del MAS (Movimiento al socialismo) ed ex ministro dell’economia nei governi Morales. Nel mese di novembre dell’anno precedente le elezioni che avevano rieletto Evo Morales per la quarta volta consecutiva, ma erano state messe sotto accusa dall’opposizione per presunti brogli, con conseguenti violente manifestazioni di piazza, ed avevano costretto il presidente ad andare in esilio in Messico e poi in Argentina per tutelare la propria incolumità personale.
Per un anno La Bolivia fu guidata da un governo di centro destra con a capo Jeanine Anez Chavez che successivamente fu persino arrestata per golpismo dopo la riabilitazione di Morales ed il suo ritorno in patria grazie all’elezione di Arce.
Visto i presupposti appare piuttosto stridente l’attuale rapporto tra i due uomini politici del partito del MAS, i quali pur di strappare la candidatura alla presidenza per le elezioni del 2025, non mancano di attaccare il rivale, rilasciando anche dichiarazioni decisamente di cattivo gusto.
Usando come portavoce deputati vicini, Morales ha indirettamente accusato di corruzione il figlio di Arce, in merito alla concessione ad un’impresa cinese di uno dei più grandi giacimenti di litio dell’America Latina, mentre Arce, sempre tramite un deputato a lui vicino, ha dichiarato che sarebbe necessario indagare anche sull’attività di Evalir Morales, figlia dell’ex presidente e sospettata di corruzione.
Come si vede anziché parlare di programmi o ideologie siamo arrivati ai colpi bassi tra due persone che, in ruoli diversi, comandano la Bolivia dal 2006 e la cui rottura dei rapporti pare ormai insanabile, nonostante qualcuno dica che sia solo scena per distrarre l’opinione pubblica.
Molto malignamente il leader dell’opposizione José Carlos Sánchez ha dichiarato che la disputa tra i due maggiori esponenti del MAS finirà se dovessero essere scoperti i brogli elettorali che, a suo dire, ci sarebbe stati nelle elezioni del 2019.
Intanto il governo Arce si trova in difficoltà a reperire dollari necessari per importare combustibili e per non svalutare la moneta nazionale visto l’uso continuo di valuta statunitense necessario per mantenere fisso il cambio con il dollaro che a sua volta serve a controllare l tasso di inflazione (il più basso della regione).
Il cambio fisso dollaro – bolivares (1 a 6,96), imposto da oltre 10 anni dal governo Morales e mantenuto dall’attuale presidente Arce, ha reso possibile avere una moneta stabile senza nessuna differenza tra il cambio ufficiale e quello che si applica per la strada, come invece avviene negli altri paesi della regione, ma tutto questo è stato possibile grazie agli interventi del governo che ha sostenuto la moneta iniettando nel mercato dollari prelevati dalle sue riserve che ora cominciano a risentirne.