Bolivia. E’ caos elettorale: il governo accusa Morales di sabotare la democrazia

di Giuseppe Gagliano –

A poche settimane dalle elezioni generali previste per il 17 agosto, la Bolivia si trova sull’orlo del caos politico. Il governo in carica, guidato dal presidente Luis Arce, ha denunciato davanti alla 55ª Assemblea Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) un’escalation di violenze e disordini sociali, attribuendone la responsabilità ai sostenitori dell’ex presidente Evo Morales.
L’intervento della ministra degli Esteri, Celinda Sosa, ha offerto un quadro drammatico della situazione interna, con accuse pesanti contro Morales e il suo entourage politico. Secondo la ministra, il clima di crescente instabilità sarebbe frutto della frattura interna al Movimiento al Socialismo (MAS), il partito che per anni ha rappresentato la forza egemone del Paese.
Sosa ha puntato il dito contro una nuova ondata di proteste organizzate dai fedelissimi di Morales, culminata in oltre due settimane di blocchi stradali in diverse aree del Paese. Le manifestazioni sarebbero scoppiate dopo la decisione della Corte Costituzionale Plurinazionale (TCP) di escludere Morales dalla corsa presidenziale, stabilendo che nessun capo di Stato può essere rieletto più di una volta consecutivamente.
Il bilancio delle proteste, secondo le autorità boliviane, è tragico: almeno quattro agenti di polizia uccisi – tre a Potosí per ferite da arma da fuoco, uno a Cochabamba dopo essere stato sequestrato dai manifestanti – e due vittime civili, tra cui un giovane militante morto a causa di un’esplosione e un altro ucciso dalla folla, accusato di essere un informatore.
Nel suo discorso all’OEA, la ministra Sosa ha chiesto l’invio urgente di una missione di osservazione elettorale, sottolineando l’importanza della vigilanza internazionale per garantire un processo democratico trasparente. Ha evocato il precedente delle elezioni del 2019, in cui un audit dell’OEA riscontrò gravi irregolarità a vantaggio di Morales.
Sosa ha colto l’occasione per riaffermare posizioni storiche della diplomazia boliviana. Ha condannato l’embargo statunitense contro Cuba, definendolo una misura anacronistica, e ha ribadito il sostegno al diritto del popolo palestinese a un proprio Stato sovrano. Infine, ha riaperto un capitolo irrisolto: la rivendicazione di uno sbocco sovrano al mare, perduto nel XIX secolo dopo la Guerra del Pacifico contro il Cile.