di Giuseppe Gagliano –
La vittoria elettorale di Rodrigo Paz segna un passaggio cruciale per Bolivia. Il nuovo presidente ha promesso di “mettere la Bolivia nel mondo” e di restituire al Paese un ruolo internazionale perduto negli ultimi anni. Con il 54,96% dei voti, ottenuti al ballottaggio del 19 ottobre contro Jorge Quiroga, Paz eredita un Paese attraversato da una crisi economica acuta e da un sistema politico frammentato. Il suo messaggio, diffuso attraverso i canali ufficiali, è stato netto: lavorare “giorno e notte” per ricostruire lo Stato e rilanciare l’economia.
Il primo obiettivo dichiarato dal presidente eletto è rimettere ordine nell’amministrazione pubblica. Il suo team, composto – secondo le sue parole – da persone “oneste e competenti”, sta analizzando ministeri e istituzioni per individuare sprechi e inefficienze. Paz intende rilanciare la stabilità interna puntando su unità nazionale, democrazia e rispetto dei risultati elettorali. Un elemento di discontinuità rispetto agli anni turbolenti che hanno seguito la stagione di Evo Morales e i difficili governi successivi.
Il passaggio di poteri è già in corso. Luis Arce, presidente uscente, ha riconosciuto la vittoria di Paz e ha istituito una commissione congiunta per garantire una transizione ordinata. Anche l’oppositore Quiroga ha annunciato che non ostacolerà l’azione del nuovo governo in Parlamento. Il Partito Democratico Cristiano, guidato da Paz, dispone della maggioranza relativa ma ha già avviato contatti con altre formazioni per costruire una base di consenso più ampia, evitando alleanze rigide ma favorendo convergenze legislative.
Tra le emergenze principali figura la carenza di carburante, simbolo della fragilità economica boliviana. Paz ha annunciato che si recherà a Stati Uniti per discutere con rappresentanti del governo americano e con istituzioni finanziarie internazionali la possibilità di un sostegno immediato. L’apertura verso Washington rappresenta una svolta strategica: i rapporti diplomatici tra i due Paesi erano stati interrotti nel 2008, quando Evo Morales espulse l’ambasciatore statunitense. Paz vuole ristabilire relazioni fondate sulla cooperazione economica e istituzionale.
Parallelamente, il nuovo governo sta cercando di riallacciare i legami con organismi multilaterali e partner economici esterni. Già nei giorni successivi alla sua elezione, Paz ha ricevuto messaggi di congratulazioni da governi latinoamericani ed europei, che hanno interpretato la sua vittoria come un segnale di stabilità politica e apertura internazionale.
Il posizionamento internazionale di Paz si distingue per la distanza dall’orientamento tradizionale bolivariano. L’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America ha sospeso la Bolivia per le dichiarazioni considerate “filo-occidentali” e critiche verso Cuba, Venezuela e Nicaragua. Paz ha ribadito che la politica estera sarà orientata verso Paesi “che condividono la democrazia come principio”, pur mantenendo rappresentanze diplomatiche nei Paesi dell’ALBA per ragioni di pragmatismo politico.
Questa scelta non è priva di rischi. La rottura con il blocco bolivariano potrebbe comportare tensioni commerciali e politiche nella regione. Ma allo stesso tempo apre la porta a nuovi equilibri, soprattutto con gli Stati Uniti e l’Europa, interessati a rafforzare i legami con governi democratici dell’America Latina in un contesto globale segnato dalla competizione tra potenze.
Sul piano interno, Paz dovrà affrontare una crisi economica complessa: mancanza di carburante, deficit di bilancio, alta disoccupazione e fiducia internazionale ridotta. Il nuovo presidente intende lanciare un piano anti-crisi basato su trasparenza amministrativa e attrazione di investimenti esteri, elementi che richiederanno stabilità politica e un ampio consenso parlamentare.
Nonostante alcune proteste giovanili post-elettorali, gli osservatori internazionali dell’Unione Europea e dell’Organizzazione degli Stati Americani hanno confermato la regolarità del voto, rafforzando la legittimità della sua vittoria. Paz parte quindi da una posizione politicamente solida, ma dovrà dimostrare rapidamente di saper trasformare le promesse in risultati concreti.
La Bolivia è un Paese chiave per le materie prime strategiche, in particolare litio e gas naturale. Un riavvicinamento con Washington e con i mercati occidentali potrebbe ridefinire le catene di approvvigionamento in Sudamerica, in un momento in cui le potenze globali competono per accedere a risorse essenziali per la transizione energetica. Questo orientamento potrebbe attrarre investimenti, ma richiederà riforme interne e una gestione politica prudente per non alimentare nuove fratture sociali.
L’uscita, anche solo parziale, dall’orbita bolivariana e la costruzione di nuove alleanze economiche segneranno il primo banco di prova per la strategia di Paz: riuscire a rafforzare la posizione internazionale della Bolivia senza destabilizzarla al suo interno.












