Bolivia. Proteste per la crisi economica, ma Morales si ricandida

di Paolo Menchi –

Ieri migliaia di boliviani hanno marciato e bloccato le strade in diverse città del paese, in particolare a La Paz ed El Alto, per protestare contro la grave crisi economica che sta attraversando il paese. La scarsità di dollari e di carburante ha scatenato la rabbia della popolazione, portando a un’azione di protesta che ha coinvolto gruppi di indigeni e di autisti.
La crisi economica che ha colpito la Bolivia è un fenomeno che va avanti ormai da più di un anno. A partire dal 2023, il paese ha vissuto una drammatica carenza di valuta estera, che ha portato a un esaurimento quasi totale delle riserve internazionali. Questo ha avuto gravi conseguenze sulle importazioni, in particolare sui combustibili, che vengono venduti a prezzi sovvenzionati al mercato interno.
Leonardo Quispe, leader indigeno aymara, ha denunciato l’alto costo della “cesta familiar” (il nostro paniere) e la mancanza di carburante che danneggia gravemente le attività agricole, specialmente nelle zone rurali. L’inflazione annuale, che fino a gennaio 2025 aveva raggiunto il 12,03%, ha ulteriormente aggravato la situazione economica, portando a un’escalation della protesta.
A La Paz, i manifestanti, molti dei quali indossavano ponchi rossi e cappelli neri, hanno circondato la Plaza de Armas, il cuore del potere politico boliviano, mentre la polizia antisommossa ha cercato di contenere l’afflusso dei dimostranti. Dall’altra parte, a El Alto, centinaia di persone, tra cui autisti e residenti, hanno bloccato le principali arterie stradali, inclusa la via che conduce all’aeroporto internazionale che serve la capitale.
Il governo di Luis Arce, sotto accusa per la gestione della crisi, ha annunciato misure straordinarie per affrontare la carenza di carburante. Tra queste, la riduzione della flotta di veicoli pubblici, l’introduzione di lezioni virtuali nelle scuole e la promozione del telelavoro, in un tentativo di contenere il consumo di carburante. Nonostante ciò, le soluzioni adottate sono state giudicate insufficienti da parte dell’opposizione e di esperti economici.
Il problema della scarsità di dollari ha avuto effetti devastanti anche sul mercato delle valute. Mentre il governo mantiene un tasso di cambio ufficiale di 6,96 boliviani per dollaro, il mercato parallelo ha visto una continua svalutazione della moneta nazionale, con il valore del dollaro che ha raggiunto i 12 boliviani. Questo ha alimentato la disuguaglianza e ha creato ulteriori difficoltà per la popolazione, che affronta un accesso limitato ai propri risparmi in valuta estera.
Il blocco dei prelievi in dollari e le restrizioni sulle carte di pagamento estere hanno ulteriormente aggravato la situazione, mettendo a dura prova le famiglie e le piccole imprese che dipendono dall’importazione di beni e servizi.
La protesta di ieri si inserisce in un quadro politico teso, con le elezioni presidenziali fissate per il prossimo agosto. L’ex presidente Evo Morales ha annunciato la sua candidatura a capo del partito “Frente Para la Victoria” (FPV), sfidando il suo ex alleato Luis Arce, che si trova sotto una crescente pressione politica ed economica. Morales, che ha governato la Bolivia dal 2006 al 2019, ha dichiarato che il suo obiettivo è “salvare il paese”, mentre alcuni dei suoi sostenitori si dichiarano pronti a lottare “fino a prendere il potere”.
Tuttavia, la giustizia costituzionale ha ribadito che Morales non può più candidarsi a causa delle limitazioni sui mandati presidenziali, un ostacolo che non ha impedito all’ex leader del MAS (Movimento al Socialismo) di dichiarare la sua intenzione di partecipare nuovamente alla politica nazionale.
Le misure economiche adottate dal governo di Arce sembrano insufficienti per placare le preoccupazioni della popolazione. Nonostante il presidente abbia dichiarato che non intende deprezzare ulteriormente la moneta o sospendere le sovvenzioni sui carburanti, le proteste continuano a crescere. Il paese è ormai diviso tra coloro che chiedono un cambiamento radicale, inclusa la possibile sospensione delle sovvenzioni e l’intervento del Fondo Monetario Internazionale (FMI), e chi ritiene che l’uscita dalla crisi passi per la stabilizzazione della valuta nazionale senza ricorrere a prestiti esterni.
La Bolivia sembra essere a un bivio. La crisi economica e la scarsità di risorse stanno mettendo a dura prova il governo di Arce, che dovrà affrontare non solo una sfida economica, ma anche una battaglia politica che si preannuncia accesa in vista delle prossime elezioni.