Brasile. Strategie di espansione nell’Indo-Pacifico e in Africa

di Giuseppe Gagliano –

È difficile negare che il Brasile abbia come suo obiettivo strategico principale quello di espandersi nella regione dell’Indo-Pacifico, ed è altrettanto difficile negare che questo cambio di strategia geopolitica da potenza regionale a potenza globale determinerà delle scelte assai precise .
Infatti, durante la presidenza di Dilma Rousseff dal 2011 fino al suo impeachment del 2016, il Brasile ha iniziato a spostare la sua attenzione strategica verso l’Indo-Pacifico. Ma è stato durante la presidenza di Lula da Silva, dal 2003 al 2010, che l’interesse del Brasile per l’Asia, e in particolare l’Oceano Indiano, è diventato sempre per più importante.
Affinché questo progetto di espansione globale possa essere posto in in essere il Brasile, nonostante possegga forze armate di elevato livello anche se a causa dell’assenza di conflitti in ambito regionale negli ultimi decenni le forze armate non hanno maturato esperienza di conflitti di una certa rilevanza, dovrà rafforzare il proprio dispositivo militare, anche perché le principali minacce del Brasile non provengono dal mare ma della terra. Infatti, sotto il profilo geografico, il Brasile condivide i suoi confini con ben dieci paesi alcuni dei quali sono caratterizzati storicamente da movimenti separatisti.
Inoltre, se il Brasile vorrà veramente attuare una politica di proiezione globale, dovrà necessariamente concentrare le proprie risorse anche sul fronte della proiezione di potenza marittima ed aerea.
Affinché questo progetto si possa concretizzare, il Brasile dovrà cercare di espandere la sua influenza sia Africa sia in Asia. Proprio per questa ragione sono state attuate precise iniziative con la Cina allo scopo di integrare il suo orientamento strategico. Alludiamo al progetto di infrastruttura ferroviaria che dovrebbe collegare la costa atlantica del Brasile attraverso le Ande ai porti del Pacifico.
Questo grandioso progetto infrastrutturale consentirebbe alle navi provenienti dalla Cina di attraccare in Perù e caricare merci che saranno poi esportate dal Brasile sull’infrastruttura ferroviaria evitando di passare in questo modo attraverso il Canale di Panama. Nello specifico questo progetto infrastrutturale dovrebbe partire dal porto di Ilo in Perù e raggiungere San Paolo in Brasile, e consentirebbe alla Cina di realizzare un altro importante tassello della Via della Seta.
Il continente africano sarà un altro traguardo del nuovo progetto strategico brasiliano soprattutto se consideriamo che numerosi sono i paesi africani di lingua portoghese, cioè Angola, Capo Verde, Guinea Equatoriale, Guinea-Bissau e Mozambico, paesi questi che contribuiranno ad aiutare l’espansione militare, economica e politica del Brasile in Africa. Inoltre l’espansione del Brasile in Africa sarà certamente agevolata sia dalla Scuola di difesa sudamericana (ESUDE in portoghese), con sede a Quito, in Ecuador, sia dalla Marina brasiliana che fornisce assistenza all’Unione Africana e collabora con paesi africani come Capo Verde e Namibia come parte della sua cooperazione strategica.
Dal momento che il Brasile è posizionato geograficamente lungo la costa sudatlantica e che possiede una costa di 7.491 km, il ruolo della politica di potenza in ambito marittimo dovrà essere necessariamente valorizzato. Infatti, nonostante i numerosi problemi di natura economica negli anni ’90, la modernizzazione del dispositivo marittimo è iniziata nel 2008, quando Francia e Brasile
hanno deciso di siglare accordi bilaterali con lo scopo di costruire cinque nuovi sottomarini e in particolar modo di porre in essere un sottomarino nucleare entro il 2029. A tale proposito il primo dei quattro sottomarini è stato varato il 14 dicembre del 2018 e ha iniziato la sua vita operativa nel settembre di quest’anno. In questo contesto sia il Centro tecnologico della marina brasiliana sito a San Paolo sia la base navale nella città di Itaguaí, a circa 70 km da Rio de Janeiro, svolgono un ruolo decisivo nella modernizzazione della Marina militare.
Nel tentativo di sviluppare le sue capacità marittime, il Brasile potrebbe cercare di svolgere un ruolo di osservatore nella Alleanza del Pacifico che comprende Colombia, Cile, Messico e Perù come membri a pieno titolo che partecipano regolarmente all’esercizio navale RIMPAC, in stretta sinergia con il Comando meridionale degli Stati Uniti. La Pacific Alliance ha una popolazione complessiva di 225 milioni di persone e collabora con il Mercosur, il blocco commerciale regionale che collega Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.