Bulgaria. Respinta dal parlamento la proposta di riforma costituzionale del premier Borissov

di Alberto Galvi

Il parlamento bulgaro ha respinto un piano controverso del primo ministro Boyko Borissov del partito GERB (Citizens for the European Development of Bulgaria) di riscrivere la costituzione, presentato ad agosto nel tentativo di disinnescare la crisi politica. La mozione, che ha richiesto una maggioranza qualificata di due terzi equivalente a 160 parlamentari, a parere di molti da parte del governo di sopravvivere fino alle elezioni generali previste del 2021. ha ricevuto soltanto 111 voti a favore, con 93 voti contrari e 8 astensioni.
Il risultato era previsto, dato che i due maggiori partiti di opposizione: il BSP (Bulgarian Socialist Party) e il DPS (lMovement for Rights and Freedoms), avevano detto che non avrebbero appoggiato la mozione. I due partiti hanno un totale di 95 parlamentari nell’Assemblea nazionale che ha un totale di 240 seggi.
In seguito a mesi di proteste la proposta era stata presentata a settembre da 127 parlamentari. Il progetto costituzionale prevedeva di dimezzare l’attuale numero di membri del parlamento, portandolo a 120 e riducendo il numero dei membri della Grande assemblea nazionale a 280 dai 400 attuali.
Tra le modifiche da attuare nella costituzione c’era anche quella della magistratura, che prevedeva audizioni semestrali del procuratore generale dinanzi al parlamento, nonché una riduzione del mandato del procuratore capo a cinque anni dai sette attuali.
Per questa ragione si è aperto un conflitto istituzionale tra il presidente bulgaro Rumen Radev, il primo ministro Boyko Borissov e il procuratore generale Geshev. Il presidente e il vicepresidente sono eletti con il voto popolare in 2 turni se necessario per un mandato di 5 anni con possibilità di essere rieletto in un secondo mandato. Il primo ministro è eletto dall’Assemblea nazionale, mentre i vice primi ministri e gli altri membri del Consiglio dei ministri sono nominati dal primo ministro, ma eletti dall’Assemblea nazionale.
Gli emendamenti aumenterebbero il potere del procuratore generale e ridurrebbero le responsabilità del presidente e del ministro della Giustizia, aumentando di conseguenza quelle del premier.
Questa proposta, recentemente criticata dalla Commissione Venezia, l’organo consultivo di esperti legali in materia di diritto costituzionale del Consiglio d’Europa, ha ottenuto solo 110 voti favorevoli, mentre per proseguire la procedura necessitava di una maggioranza qualificata di 160 deputati su 240.
Il governo ha lanciato una simile iniziativa per cercare di indebolire il movimento di protesta, che denuncia con veemenza i suoi presunti legami con il potere oligarchico. 
Nello stesso giorno il voto è stato seguito da scontri con la polizia, che hanno portato a 126 arresti. Varie denunce di violenza da parte della polizia sono state negate dalle autorità. Le proteste continuano ancora, ma sono avvenute su scala minore rispetto all’estate scorsa. All’inizio di settembre nella capitale Sofia, gli scontri con la polizia hanno provocato più di 45 feriti.
Il premier Borissov non ha partecipato al dibattito parlamentare. Nelle ultime settimane il premier ha limitato le sue apparizioni davanti ai parlamentari e alle conferenze stampa ufficiali, ma in compenso è apparso spesso in diretta sui social media dai posti in cui si trovava per i suoi vari impegni istituzionali. Le proteste che hanno raccolto decine di migliaia di persone per oltre 100 giorni durante l’estate, ultimamente si sono attenuate a causa della diffusione della pandemia da Covid-19.