Burkina Faso. Sciolto il governo, nominato premier Ouedraogo

di Giuseppe Gagliano

La giunta militare burkinabé ha deciso di sciogliere il governo e nominare un nuovo primo ministro Jean Emmanuel Ouedraogo in meno di 24 ore, cosa che riflette la fragilità di un paese che fatica a mantenere il controllo interno e affronta una crescente pressione internazionale. Ibrahim Traoré, leader della giunta e presidente ad interim, continua a consolidare il suo potere, estendendo il periodo di transizione fino al 2029. Tuttavia la rapida rotazione al vertice del governo e l’assenza di spiegazioni ufficiali per la rimozione di Apollinaire Kyelem de Tambela evidenziano un clima di incertezza e instabilità politica.
Il Burkina Faso, come gran parte del Sahel, è da anni in balia di gruppi armati affiliati ad al-Qaeda e allo Stato Islamico, che hanno trovato terreno fertile in un territorio vasto, scarsamente popolato e privo di controllo statale. Circa metà del paese è ormai fuori dal controllo governativo, con attacchi quotidiani che colpiscono civili, forze di sicurezza e infrastrutture critiche.
La giunta militare, al potere dal 2022, ha giustificato il colpo di Stato promettendo una risposta più efficace alla minaccia jihadista. Tuttavia, nonostante l’adozione di una retorica di “sovranità nazionale” e il riorientamento delle alleanze internazionali, i risultati sono stati finora deludenti. La violenza non solo persiste, ma si intensifica, causando migliaia di morti e milioni di sfollati. Secondo l’ONU, oltre 2 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case, metà delle quali bambini, mentre l’insicurezza alimentare e la mancanza di servizi essenziali aggravano ulteriormente la crisi umanitaria.
L’instabilità del Burkina Faso non è un caso isolato, ma parte di una dinamica regionale che coinvolge tutto il Sahel, una delle aree più strategiche e contese al mondo. Dopo i colpi di Stato in Mali e Niger, il Burkina Faso si è unito a questi paesi nella formazione dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), un blocco regionale nato come risposta alle crescenti sfide di sicurezza e come alternativa alle tradizionali influenze occidentali, in particolare francesi.
Questo nuovo orientamento geopolitico ha portato a un raffreddamento delle relazioni con Parigi, ex potenza coloniale, mentre si sono rafforzati i legami con Mosca. La cooperazione con la Russia, che include la presenza di mercenari del gruppo Wagner, risponde alla necessità della giunta di ottenere supporto militare e logistico senza le condizioni politiche spesso imposte dai partner occidentali. Tuttavia, questa scelta ha alimentato ulteriori tensioni internazionali, con la Francia e l’Unione Europea che guardano con crescente preoccupazione alla perdita di influenza nella regione.
Nonostante l’ambizioso progetto di riorientare il paese verso una “sovranità africana”, la giunta di Traoré deve affrontare sfide significative sia sul fronte interno che esterno:

1. Insicurezza diffusa: Le forze armate burkinabé sono sotto accusa per violazioni dei diritti umani, con rapporti come quello di Human Rights Watch che denunciano uccisioni indiscriminate di civili. Questo alimenta il risentimento tra la popolazione e rafforza il reclutamento da parte dei gruppi jihadisti.

2. Dipendenza economica: Nonostante il discorso di autonomia, il Burkina Faso rimane fortemente dipendente dagli aiuti internazionali e dal commercio con i suoi vicini, molti dei quali continuano a mantenere legami stretti con l’Occidente.

3. Pressioni internazionali: La crescente influenza russa nella regione ha attirato l’attenzione degli Stati Uniti e dell’Europa, che potrebbero intensificare le sanzioni o aumentare il sostegno ai paesi vicini per contenere l’espansione di Mosca nel Sahel.

4. Unità regionale fragile: Sebbene l’AES rappresenti un tentativo di cooperazione tra Mali, Niger e Burkina Faso, le profonde differenze interne ai tre paesi e la pressione internazionale potrebbero limitare la sua efficacia nel lungo termine.

Il Burkina Faso si trova a un bivio storico, tra la necessità di stabilizzare il paese e il tentativo di ritagliarsi un ruolo di leadership regionale. Tuttavia, senza un miglioramento concreto della sicurezza e una strategia di governance inclusiva, la giunta di Traoré rischia di replicare gli errori del passato, aggravando la crisi interna e alienando ulteriormente la comunità internazionale.
Nel contesto del Sahel, il destino del Burkina Faso avrà implicazioni che superano i suoi confini, influenzando la stabilità regionale e la competizione geopolitica tra Occidente e Russia. La sfida è trasformare un paese in crisi in un pilastro di sicurezza e sviluppo, un obiettivo che appare ancora lontano, ma non irraggiungibile.