Cambogia. Condannato a quattro anni il dissidente Rong Chhun

di Giuseppe Gagliano

Il Tribunale della Cambogia ha condannato a quattro anni di carcere Rong Chhun, figura storica della dissidenza. Si tratta dell’ennesimo colpo inferto al già fragile pluralismo politico di Phnom Penh. Dietro l’accusa formale, “istigazione di disordini sociali”, si cela un chiaro messaggio politico: nel regno degli Hun l’opposizione non solo non trova spazio, ma viene perseguita sistematicamente con la forza della legge trasformata in clava.
Rong Chhun, 56 anni, ex sindacalista e ora consigliere del Nation Power Party, ha pagato per un gesto simbolico: incontrare dei contadini espropriati per la costruzione del nuovo aeroporto internazionale di Phnom Penh, scattare qualche foto e pubblicarle su Facebook. Nella Cambogia del post-Hun Sen, oggi guidata dal figlio Hun Manet, basta questo per essere accusati di voler destabilizzare l’ordine pubblico.
Ma non è un caso isolato. Già nel 2021, Chhun era stato condannato per aver denunciato abusi lungo il confine con il Vietnam. Stessa sorte per Sun Chanthy, leader del suo partito, condannato nel dicembre 2024. Entrambi provengono da esperienze politiche legate al Partito di Salvataggio Nazionale della Cambogia, sciolto dalla corte suprema nel 2017 con accuse di collusione con potenze straniere. Da allora, la Cambogia è formalmente una democrazia elettorale, ma nei fatti un regime elettorale senza concorrenza reale.
La repressione è chirurgica: nessun partito che rappresenti una vera minaccia per il Partito Popolare Cambogiano viene lasciato in vita. I leader vengono incarcerati, le liste escluse per cavilli tecnici, le campagne ostacolate da misure amministrative. E se qualche figura coraggiosa tenta di riorganizzarsi, come ha fatto Rong Chhun, viene colpita nel momento in cui cerca di dare voce ai marginalizzati, come i contadini che perdono le terre per i progetti faraonici del governo.
Nel frattempo l’ex premier Hun Sen, dopo quasi 40 anni al potere, si è ritirato per assumere la presidenza del Senato. Il 5 maggio è stato accolto a Giacarta dal presidente indonesiano Prabowo Subianto per un incontro bilaterale. Una passerella internazionale che conferma la normalizzazione diplomatica di un regime che continua però a reprimere il dissenso interno con metodi spietati.
La Cambogia oggi è lo specchio di un fenomeno sempre più diffuso in Asia: il consolidamento di regimi formalmente legittimi, ma incapaci di tollerare la critica e allergici alla rappresentanza autentica. La prigione di Rong Chhun non è solo la storia di un uomo: è la fotografia di una democrazia amputata.