Cambogia. Phnom Penh batte Coldiretti e spicca il volo

di Francesco Giappichini

In questo biennio ’22 – ’23 la Cambogia sta vivendo una decisa ripresa, un piccolo boom economico, e per quest’anno si prevede una crescita del +6,2% del prodotto interno lordo (PIL). Tuttavia ogni analisi macroeconomica dedicata al Sud-est asiatico, lega la performance di Phnom Penh all’impennata dell’export risicolo verso l’Unione Europea (Ue), alla vittoria della Cambodia rice federation (Crf) presso il Tribunale dell’Unione Europea, e in ultima analisi alla sconfitta del protezionismo italiano. E così, secondo una narrazione poco europeista e filo-protezionista, dell'”invasione” del riso cambogiano e birmano avrebbe beneficiato l’agricoltura asiatica a spese della produzione italiana.
Andiamo però con ordine, obbligati qui a tralasciare la reazione furiosa di Coldiretti (Confederazione nazionale coltivatori diretti), che è arrivata a tirare in causa anche “la repressione sanguinaria dei Rohingya“. Come hanno spiegato a novembre i media (anche italiani), il “Tribunal” ha accolto il ricorso della Federazione risicola cambogiana, annullando contestualmente un “Règlement de l’Union Européenne” preteso in primis dall’Italia: l’atto che disponeva misure protezionistiche nei confronti del riso “Indica”, proveniente da Cambogia e Myanmar.
Insomma si è decretato lo stop a quelle misure adottate nel ’19, che fino ai primi mesi del ’22 hanno protetto la risicoltura europea (specie italiana) da una concorrenza asiatica a “prezzi stracciati”. Ebbene gli analisti rilevano che nel ’22 l’export risicolo cambogiano verso l’Ue è cresciuto addirittura del 42%, fino a superare le 220mila tonnellate. Del resto fino al 2018 l’Ue assorbiva quasi la metà dell’export risicolo locale, ma a seguito delle misure protezionistiche si è scesi a meno del 30 per cento (dato del ’21). Nel 2022 la Cina si è confermata come la principale importatrice di riso cambogiano: ha assorbito il 45% dell’export nazionale, seguita dall’Ue a quota 35. Insomma la suaccennata riapertura del mercato europeo ha trascinato l’export risicolo totale (637mila tonnellate), ha dato la scossa al commercio estero, ed ha inciso sensibilmente sulla stessa crescita economica nazionale. In particolare, il commercio internazionale dà segni di grande dinamicità, superando i livelli pre-covid: le esportazioni sono cresciute del 16,4%, e le importazioni del 4,3.
Sì, il disavanzo commerciale è tuttora elevato (pari a 7,4 miliardi di dollari), ma non intacca un palpabile clima di fiducia: conseguenza non solo dell’entrata in vigore del Partenariato economico globale regionale (Regional comprehensive economic partnership – Rcep), ma anche degli accordi bilaterali di libero scambio con Cina e Corea del Sud.
Venendo ai dati sulla crescita, si prevedono, per il 2023, ottime performance nei settori turistico, manifatturiero e tessile. Numeri da leggere in combinato disposto con quelli che tracciano gli investimenti stranieri diretti. E qui la Cina fa la parte del leone, con flussi che superano di molto quelli da Stati Uniti e Singapore. Pechino si conferma così il maggior investitore straniero: è cinese il 53,4% degli investimenti iscritti in bilancio nel ’21, per una crescita del 67% rispetto al ’20. Il comparto di maggior crescita è comunque quello turistico, per cui si prevede un incremento del 18,5 per cento. E lo stesso Ministero del Turismo locale appare fiducioso: “Con l’imminente ritorno dei turisti cinesi, la Cambogia dovrebbe ricevere circa sette milioni di turisti internazionali entro il 2025”.