di Alberto Galvi –
I ministri dell’Agricoltura di 8 paesi saheliani si sono incontrati in Camerun per cercare di porre fine ai conflitti tra agricoltori e pastori nomadi, per lo più conflitti locali, sporadici e di bassa intensità senza il coinvolgimento diretto dei governi e delle forze di sicurezza. Spesso ruotano attorno a questioni riguardanti l’uso del suolo, comprese le controversie sull’accesso all’acqua e le incursioni del bestiame.
L’incontro a Yaoundé ha visto la partecipazione dei ministri di Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Niger, Nigeria, Sud Sudan e Sudan. Il movimento stagionale del bestiame a nord del Sahel sta alimentando gli scontri tra le comunità e affermano che è necessario uno sforzo di mantenimento della pace.
Negli ultimi 20 anni gli scontri tra le comunità di agricoltori e pastori nella regione del Sahel sono aumentati da 30 all’anno a più di 200, con circa 800 morti nella sola RCA (Repubblica Centrafricana). L’Unione Africana afferma che la pastorizia transfrontaliera è praticata da pastori provenienti da Repubblica Centrafricana, Camerun, Ciad, Sud Sudan e Sudan.
a conferenza di tre giorni si è conclusa il 12 luglio con la richiesta di operazioni di mantenimento della pace per ridurre i crescenti conflitti tra i pastori. La conferenza è stata avviata nel 2022 con il sostegno della ECCAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale) e della COMIFAC (Commissione forestale dell’Africa centrale).