Canada. Il processo alla CFO di Huawei Meng per la sua estradizione negli Stati Uniti

di Alberto Galvi

Si è conclusa nei giorni scorsi l’udienza in un’aula di tribunale di Vancouver per Meng Wanzhou, la CFO (Chief Financial Officer) di Huawei e figlia del suo fondatore Ren Zhengfei, per la sua estradizione o meno negli Stati Uniti, mentre gli avvocati della manager cinese contestano le accuse del procuratore canadese che sostiene che le sue presunte azioni sono un crimine in Canada e non negli Stati Uniti.
Secondo gli avvocati della Meng, Scott Fenton, Eric Gottardi e Richard Peck, le accuse di frode bancaria dipendono dalla violazione delle sanzioni statunitensi contro l’Iran. Il Canada non aveva sanzioni contro l’Iran quando è iniziato il processo di estradizione, quindi la CFO di Huawei non potrebbe essere estradata basandosi unicamente sulla violazione delle sanzioni statunitensi.
I pubblici ministeri canadesi chiedono al tribunale di Vancouver che i reati contestati alla Meng siano perseguibili sia in Canada che negli Stati Uniti affinchè possa essere estradata dal Canada agli Stati Uniti, in modo che le accuse siano riconosciute da entrambi i paesi. Gli Stati Uniti l’accusano di aver mentito alla banca HSBC in merito al rapporto di Huawei con la sua affiliata iraniana Skycom, mettendo a rischio la banca, di violare le sanzioni statunitensi contro Teheran.
Gli Stati Uniti vogliono che la CFO d Huawei sia processata da un tribunale statunitense per queste presunte frodi. La CFO di Huawei nega di aver commesso qualsiasi illecito. Il caso è seguito da vicino in Canada, Stati Uniti e Cina. Il suo arresto ha creato una crisi diplomatica tra Cina e Canada, che non si è ancora risolta.
I dissapori tra Canada e Cina sono iniziati 9 giorni dopo il suo arresto all’Aeroporto Internazionale di Vancouver il 1° dicembre 2018, poi è stata rilasciata su cauzione ma agli arresti domiciliari nella città canadese. Intanto la Cina ha arrestato 2 cittadini canadesi: l’uomo d’affari Michael Spavor e l’ex diplomatico Michael Kovrig.
Le loro detenzioni con le accuse di spionaggio sono state ampiamente interpretate come una tattica di Pechino per fare pressione sul Canada affinché rilasci la figlia del fondatore di Huawei. La loro detenzione è volta a spingere il Canada a liberare la manager cinese.
La sentenza per questo processo è prevista per il 27 aprile. Precedentemente la Meng sarà chiamata a fornire le prove relative al suo arresto, che sostiene sia stato condotto in modo illecito. Il suo arresto è avvenuto durante una sosta di un volo tra Hong Kong e il Messico.
Questa vicenda giudiziaria è solo parte di quella guerra commerciale che va avanti ormai da anni tra Stati Uniti e Cina in uno dei settori strategici per entrambi i paesi, quello delle telecomunicazioni. La società cinese Huawei ha sempre negato ogni sua implicazione in atti di sabotaggio e di spionaggio organizzati da Pechino attraverso l’utilizzo di un sistema crittografico, che impedisce di intercettare i telefoni cellulari di quella marca.
In questa vicenda però a rimetterci sembra essere il governo canadese che si trova al centro di questa disputa dove rischia di perdere con entrambe le due superpotenze nelle relazioni commerciali e nei rapporti diplomatici.