Cedu. Respinto il ricorso di chi voleva processare la Santa Sede per gli abusi dei preti sui minori

di C. Alessandro Mauceri

La Corte Corte europea dei Diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo ha rigettato la richiesta di 24 querelanti di tre paesi diversi che avevano chiesto di poter citare in giudizio la Santa Sede per gli atti di pedofilia commessi da preti cattolici. Per la Cedu la Santa Sede godrebbe di “immunità” riconosciuta dai “principi di diritto internazionale”.
Nei mesi scorsi, i media hanno riportato diversi scandali riguardanti violenze da parte di preti pedofili. L’ultimo quello avvenuto in Francia: un rapporto della commissione indipendente Ciase, istituita nel 2018 dalla Chiesa cattolica francese a seguito di alcune denunce, parla di 216mila minori vittime di violenze o aggressioni sessuali da parte di un numero tra 2.900 e 3.200 tra sacerdoti, diaconi e religiosi, tra il 1950 e il 2020. Un numero spaventoso, ma tutt’altro che unico. Lo scorso anno un’altra inchiesta aveva portato alla luce una situazione simile in Gran Bretagna: oltre 900 denunce e 3mila casi di abusi sessuali su minori in Inghilterra e Galles, tra il 1970 e il 2015. E a luglio 2021 anche la Chiesa polacca ha dovuto ammettere le responsabilità di oltre 290 sacerdoti e altri “religiosi” su 368 casi di abusi sessuali, 173 dei quali riguardanti bambini di età inferiore ai 15 anni.
Una situazione diffusa in molti, troppi paesi e spesso “risolta” (si fa per dire) in modo semplicistico: scuse formali, qualche parola di “vergogna” e un piccolo, insignificante compenso in denaro per le famiglie dei minori vittime di ripetute violenze da parte di preti. Spesso è così che è stata chiusa la bocca dei minori violentati (e delle loro famiglie). Per i colpevoli al massimo un trasferimento in un’altra diocesi. Esemplare il caso di Bernard Preynat, 75 anni, prete cattolico francese, oggi deposto. Secondo il rapporto della commissione Ciase avrebbe abusato sessualmente di boy scout tra i sette e i 14 anni d’età per quasi un ventennio, dal 1971 al 1991. Nel 1991 molti sapevano delle sue violenze, ma nessuno lo aveva fermato. Nessuno aveva fatto nulla neanche per impedirgli di continuare ad insegnare ai bambini e di ricoprire posizioni autorevoli, fino a quando lo scandalo non è diventato pubblico nel 2015.
Anche in Belgio la situazione non era molto diversa. Per questo motivo nel 2011 24 persone hanno dato corso ad un’azione civile collettiva e chiesto un risarcimento alla santa Sede, ai vertici della Chiesa cattolica belga e alle associazioni cattoliche, per i “danni causati dal modo strutturalmente carente in cui la Chiesa avrebbe affrontato il problema degli abusi sessuali al suo interno”. I giudici belgi però hanno respinto la loro richiesta invocando l’immunità giurisdizionale della Santa Sede, ed in passato sentenze analoghe erano state emesse anche da tribunali statunitensi.
I ricorrenti hanno quindi deciso di rivolgersi alla Corte europea dei Diritti Umani, la quale nei giorni scorsi per la prima volta si è espressa su questo argomento. Pronunciandosi non a favore delle vittime ma dei tribunali belgi e quindi del Vaticano. Secondo i giudici di Strasburgo non ci sarebbe stata alcuna violazione delle disposizioni della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo sul “diritto di accesso a un tribunale”. “La Corte ritiene che il rigetto (…) non abbia deviato dai principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti in materia di immunità dello Stato” e che si applicano al Vaticano, ha dichiarato la Cedu, dato che secondo i giudici la Santa Sede “ha caratteristiche paragonabili a quelle di uno Stato”.
La Chiesa cattolica attraversa un momento difficile. Non solo per l’enorme numero di casi di abusi da parte di preti e di negligenze da parte dei vertici ecclesiastici. Anche per il calo dei fedeli. La sentenza della Cedu appare come una vera e propria ancora di salvataggio alla quale aggrapparsi in una situazione delicata. Una sentenza diversa avrebbe scatenato una miriade di ricorsi con conseguenze devastanti per la Chiesa di Roma.
Resta però da dirimere un punto fondamentale. In realtà, la sentenza del tribunale di Strasburgo non ha riconosciuto l’innocenza della Santa Sede: i giudici hanno semplicemente ribadito che il rigetto della loro istanza in Belgio non ha violato le disposizioni della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo sul “diritto di accesso a un tribunale”. In giudici della Cedu hanno preferito non dire nulla sulle violazioni dei Diritti dell’Uomo e dei Diritti dei Minori di centinaia di migliaia di adolescenti violentati per decenni da preti e clerici in molti paesi europei.
Va comunque detto che la Santa Sede, che ha sovranità sul Vaticano, non è membro della Cedu, istituzione che raccoglie 49 paesi europei.