Centrafrica. Rapporti dell’intelligence riportano le minacce agli interessi francesi

di Giuseppe Gagliano

Secondo le fonti riservate di African Intelligence, le relazioni economiche franco-centroafricane si basano su uno squilibrio: nel 2019 gli investimenti diretti esteri delle principali compagnie francesi (TotalEnergies, Castel, Somdiaa per lo zucchero, Orange, Air France, ecc.) sono stati pari a soli 179 milioni di euro, mentre la Francia rimane il principale partner economico della Repubblica Centrafricana. Orange, il principale operatore del Paese, ha raggiunto solo lo 0,1% del fatturato totale del gruppo nel 2018. Questo squilibrio ha posto le aziende francesi in un favorevole equilibrio di potere. Ma il sostegno russo sembra aver cambiato la mentalità dei centrafricani, come è accaduto in primavera con Air France. Fino ad ora la compagnia aerea richiedeva la presenza di un controllore aereo del distaccamento di supporto operativo francese per guidare gli atterraggi a Bangui, dal momento che l’aeroporto di Bangui M’Poko ancora non è stato dotato di strumenti di guida. Ma di fronte alle pressioni della parte centrafricana Air France è stata costretta a decidersi a farne a meno, già da aprile. Tuttavia i sindacati non escludono la possibilità di vietare ai propri piloti i voli per Bangui se la sicurezza non fosse più garantita, mettendo a rischio il funzionamento del collegamento.
Da questa primavera si è aperto un altro fronte nel settore del commercio fluviale, altamente strategico in un Paese senza sbocco sul mare come la Repubblica Centrafricana. La Socatraf (Société centrafricaine des transports fluviaux) fornisce idrocarburi al Paese via fiume da Brazzaville: il 72% degli idrocarburi nel 2020 è stato trasportato in questo modo. Il percorso, che si può attraversare solo da giugno a dicembre nella stagione delle piogge, ha il vantaggio di essere più economico e sicuro della strada che collega Bangui a Douala (RN1).
Ebbene la Socatraf è di proprietà di Bolloré Logistics dal 2004, a anno dopo l’arrivo al potere di François Bozizé. Socatraf e lo Stato sono vincolati da un contratto rinnovato nel 2015, che consente alla società di operare.
Ma Secondo le informative di African intelligence, Bolloré ha subito all’approssimarsi della stagione navigabile di quest’anno un’offensiva che mirava a impadronirsi di parte della sua attività.
Secondo la stessa informativa, dietro questo tentativo di confisca si nasconde un’alleanza “tra alcuni membri del governo” e un grossista locale libanese, la Central African General Trade Company (CCCG), filiale del Trad Group, con sede in Congo Brazzaville. La compagnia, specializzata in import-export e che per un periodo ha gestito la compagnia aerea nazionale centroafricana Karinou Airlines, ora inattiva, è guidata da Said Trad, influente imprenditore di origine libanese e console generale romeno a Brazzaville.
Ma, sempre secondo la nota, l’azienda libanese è solo un cavallo di Troia. Dietro la “manovra ostile” libanese si nasconderebbe la volontà “di destabilizzare e cacciare un’azienda francese dal settore strategico degli approvvigionamenti di idrocarburi del Paese”. La società vede in essa la mano di “rappresentanti della Repubblica Centrafricana che si uniscono alle correnti di messa in discussione dell’influenza francese spinte da alcune potenze straniere”.
La situazione è stata ritenuta sufficientemente preoccupante da parte di Bolloré perché due capi del gruppo si arrendessero in rapida successione a Bangui: il direttore regionale del Golfo di Guinea del gruppo, Mohamed Diop, il 27 maggio, poi il direttore di Bolloré Ports, filiale di Bolloré Logistics, Stanislas de Saint Louvent, il 9 giugno. Il gruppo francese ha tuttavia assicurato Henri-Marie Dondra, detto “HMD”, allora ministro dell’Economia e da allora primo ministro, che Bangui sarebbe stata oggetto di futuri investimenti. Nella sua nota Bolloré evidenzia anche il rischio “di un aggravamento delle carenze di carburante già esistenti nella capitale Bangui”.
D’altro canto il fascicolo doganale sfida i partner internazionali. Il 27 maggio le autorità centrafricane, tramite il direttore generale delle dogane Frédéric-Théodore Inamo, hanno annunciato un memorandum d’intesa firmato con la Russia il 7 maggio, valido un anno. Prevede l’arrivo di cinque esperti tra Béloko, al confine con il Camerun, e Bangui. L’obiettivo è combattere le frodi, in particolare rafforzando i controlli e realizzando un sistema di videosorveglianza.
Ma al momento lo status giuridico della “missione economica russa” rimane sconosciuto. Unico dato pubblico: questa missione è guidata da Yuri Liamchkine, anche consigliere economico del presidente Faustin-Archange Touadéra. Questo ex direttore del settore doganale nord-occidentale di San Pietroburgo è stato condannato il 10 dicembre 2018 a tre anni di carcere per concorso in frode dal tribunale di San Pietroburgo.
Ma le autorità centrafricane non hanno rinunciato ad attirare investitori francesi. Il 22 luglio, durante una visita a Parigi, il ministro degli Esteri centrafricano Sylvie Baïpo-Témon, ha incontrato una dozzina di investitori, in particolare nel settore agricolo e cioè Marie-Yvonne Charlemagne, vice amministratore delegato di Rougier tra il 2015 e il 2019, nonché Jean-Lou Blachier, presidente del Groupement du Patronat francofono, e un rappresentante di Stoa Infra & Energy – un fondo di investimento creato in 2017 dalla Caisse des Dépôts et Consignations e dall’Agenzia francese per lo sviluppo, e già presente in Camerun tramite la diga di Nachtigal. L’incontro è stato facilitato dai lobbisti Marc Teyssier d’Orfeuil di Com’Publics e Florence Paque del Club PPP MedAfrique.