Ceuta. In 600 assaltano l’enclave. Ora anche per la Spagna i migranti sono un ‘problema europeo’

di C. Alessandro Mauceri –

Le conseguenze delle politiche di respingimento volute dal governo italiano non si sono fatte attendere: oltre 600 migranti provenienti da paesi subsahariani, gli stessi da cui provengono molti di quelli che fino a qualche settimana fa cercavano di raggiungere le coste dell’Italia sui barconi, hanno forzato la recinzione dell’enclave spagnola di Ceuta, in Marocco. Una dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che alzare muri e barriere, fisiche e non fisiche, non serve a molto. Del resto non è la prima volta che un simile flusso di migranti oltrepassa i limiti territoriali spagnoli: poco tempo fa era avvenuto un evento simile, allora i migranti furono ottocento ma in quattro giorni. Questa volta invece, stando a quanto riferisce la Guardia civile spagnola, tutto si è svolto in un tempo molto più breve: l’assalto ha avuto luogo intorno alle 7 antimeridiane nell’area di confine vicino a Finca Berrocal, una zona in cui è più facile raggiungere il confine con la Spagna grazie alla presenza di aree non sorvegliate dalle telecamere. In pochissimo tempo 600 migranti sono riusciti ad entrare a Ceuta, superando la recinzione lunga più di 8 chilometri e alta 6 metri che separa i due paesi. E senza che le autorità marocchine e quelle spagnole riuscissero a fermare quello che a molti è sembrato un vero e proprio assalto: fonti della polizia spagnola riportano che si sarebbe trattato di uno dei tentativi di attraversare il confine più violenti degli ultimi tempi. La Croce Rossa di Ceuta ha riferito che sono almeno 132 i feriti tra i migranti di cui 11 trasferiti in ospedale e 22 tra gli agenti, di cui quattro dei quali ricoverati all’ospedale universitario di Ceuta. L’Associazione spagnola delle guardie civili (AEGC) ha riferito che si è trattato di un vero e proprio assalto: i migranti che hanno cercato di varcare il confine erano armati di cesoie e bastoni e avrebbero lanciato contro gli agenti oggetti appuntiti e sostanze corrosive o urticanti, difatti 22 dei feriti sono stati trattati per “ustioni chimiche, occhi infiammati, lividi e disturbi respiratori”.
Da molto tempo la “frontiera” tra la Spagna (ovvero l’Ue) e il Marocco (ovvero l’Africa) è oggetto di polemiche. Gli ultimi governi Zapatero nel 2005 e Rajoy nel 2013 avevano cercato di limitare i flussi migratori mediante il rafforzamento del valico. Diverso il comportamento del nuovo governo spagnolo appena eletto. “Farò di tutto perché il filo spinato possa essere rimosso”, ha dichiarato il nuovo ministro dell’Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, in un’intervista alla radio spagnola Onda Cero, riferendosi alle famigerate “concertinas”, le spirali di filo spinato dotate di lame taglienti poste sui muri al confine con il Marocco, a Ceuta e Melilla, “È una delle mie priorità principali”. Una dichiarazione che derivava dalle polemiche seguite all’elevato numero di migranti morti o feriti migranti nel tentativo di scavalcare il muro che separa le due città autonome spagnole in Marocco dal resto dell’Africa.
Dopo l’ultima invasione il centro di accoglienza di Ceuta oltre il confine tra Europa e Africa è stracolmo: alle 1.200 già presenti (più del doppio della capienza nomale di 512 posti) se ne sono aggiunte altre 600. “Le rotte cambiano”, ha detto Reduan MJ, uno spagnolo che collabora con le Ong Alarm Phone e Digmun, “Quando le informazioni su quanto accade in Libia circolano, allora le persone cambiano traiettorie, passano da Nador per provare a varcare il confine dell’enclave di Melilla oppure si spingono fino a Tangeri per provare ad entrare a Ceuta o ad oltrepassare lo Stretto”. La “rotta” migratoria che va dal Marocco alla Spagna pare stia diventando la più frequentata del Mediterraneo: dall’inizio del 2018 sono stati quasi 24mila i migranti che hanno attraversato il confine (a fronte di 18mila approdati in Italia e poco più di 15mila giunti in Grecia). “Rischiamo di diventare la nuova Lampedusa. Questo non è un problema del sindaco di Algeciras o del ministro dell’Interno spagnolo, è una questione europea”, ha detto al quotidiano El Mundo, Josè Ignacio Landaluce, sindaco di Algeciras. Un problema che il governo centrale pare aver compreso: il ministro degli Affari Esteri, Josep Borrell ha fortemente criticato la decisione dell’Italia di ostacolare gli sbarchi: “La soluzione del problema non può essere una sorta di aggiustamento permanente per distribuire i migranti che sbarcano. Una vera politica migratoria europea sarebbe quella di dire “Per i prossimi 20 o 30 anni, cosa faremo con gli ulteriori 200 milioni di abitanti che ci saranno nel Sahel?”. Questo è ciò che cercherò di mettere sul tavolo”. Il governo spagnolo, però, pare essersi accorto solo ora che i migranti sono una questione europea e non più, come è stato finora, solo italiana o greca. Resta da vedere se e quando gli altri paesi europei faranno lo stesso e cosa faranno per risolverla, magari anche con il coinvolgimento delle multinazionali che sono una delle cause di questi flussi migratori.