Cile. Bocciata la nuova Costituzione

di Paolo Menchi

Come ampiamente anticipato dai sondaggi, con il referendum di ieri i cileni hanno bocciato la nuova costituzione, con più del 60% dei voti contrari.
Il presidente Boric non ha nascosto la sua delusione, ma ha assicurato che non basterà questo risultato elettorale per bloccare il processo di revisione costituzionale, il quale dovrà ora ripartire da un accordo tra tutte le forze politiche.
Tutto era iniziato nel 2020 quando, sempre tramite referendum, ben il 78% dei votanti si era schierato contro la vecchia costituzione e aveva approvato la scrittura di una nuova Carta in sostituzione dell’attuale, nata ai tempi della dittatura di Pinochet.
Nel maggio del 2021 c’erano state le elezioni per l’Assemblea costituente, la quale aveva iniziato poi i lavori nel luglio dello stesso anno.
Dopo circa 10 mesi di discussioni si era arrivati ad una prima bozza nel maggio scorso, che divenne poi definitiva con i suoi 388 articoli a luglio.
La cosa assurda è proprio il fatto che i cileni volevano decisamente cambiare costituzione visto che lo avevano votato con ampia maggioranza e che l’Assemblea costituente, eletta a suffragio universale, rappresentava tutti i partiti; inoltre lascia basiti il fatto che i tecnici e i politici non siano riusciti a redigere un documento accettabile dalla maggioranza dei cileni, cosa che denota un certo scollamento tra politica e cittadini.
Un’indagine condotta prima del voto di ieri dava a favore solo la fascia di età dei giovani dai 18 ai 30 anni, mentre tra le altre fasce la più contraria risultava quella tra i 31 e i 40 anni. Estrapolando invece per ideologia, gli elettori di sinistra risultavano favorevoli per oltre l’ottanta per cento, contrari per la stessa percentuale chi si considera di destra, mentre al centro i contrari erano circa il 50% ed i favorevoli quasi il 35%.
In merito ai temi, sia favorevoli che contrari lo erano prima di tutto per la riforma del sistema sanitario previsto dalla nuova costituzione, e poi per le riforme sociali.
In particolar modo il centro destra aveva strumentalizzato sia gli articoli che attribuivano agli indigeni maggiori poteri, sia quelli che tutelavano il diritto all’acqua, allo studio e alla salute pubblica, presentati come un esautoramento del settore privato in questi campi e configurando di conseguenza una sorta di statalizzazione che avrebbe rischiato di mettere in discussione addirittura la proprietà privata.
Proprio per cercare di evitare la sconfitta la coalizione governativa che appoggia il presidente Boric aveva modificato in agosto e chiarito alcuni punti chiave della nuova costituzione, sperando di ottenere almeno il voto degli indecisi.
Per il momento resta quindi in vigore la costituzione voluta negli anni Settanta da Pinochet, per quanto i sondaggi continuino a confermare il desiderio del 74% dei cileni di avere una nuova costituzione, da riscrivere totalmente tramite un’altra Assemblea costituente.