Cina e Usa: una guerra commerciale già in atto

di DP

Il braccio di ferro commerciale tra Cina e USA sarà una delle vicende che più ricorderemo di questo 2018. È ormai inutile nasconderlo, i rapporti commerciali tra Washington e Pechino sono talmente deteriorati che servirà molto tempo per ritornare all’anno zero di questa guerra. Anche Jack Ma, CEO di Alibaba, crede che ci vorranno vent’anni per risanare i rapporti. Di certo la sua recente decisione di interrompere i piani di investimento negli Stati Uniti non va in direzione di una riconciliazione.
Tenere il passo con quanto sta accadendo sulle due sponde dell’Atlantico è un’impresa ardua, vista la serie di eventi che si affastellano a ritmo crescente. Nelle ultime settimane la Cina ha fatto ricorso al WTO perché sanzioni le illegittime politiche anti dumping americane, Trump ha annunciato nuovi dazi verso beni cinesi e Pechino ha rilanciato lo stesso giorno annullando il tavolo di trattative proposto dalla casa bianca.
Il pericolo di una seria escalation è davvero dietro l’angolo, se non addirittura in corso d’opera.
Diverse aziende internazionali temono perdite sul fatturato a fronte di un mercato stagnante, attendista e timoroso di investire in un clima così incerto. La tedesca TradeMachines ha addirittura pubblicato un “sussidiario” per informare i propri utenti circa i rischi e le motivazioni di questa guerra commerciale. Secondo il report, l’incipit di questa vicenda viene fatto risalire al 2001, anno in cui la Cina ha avuto accesso al mercato globale. La competitività della Cina a livello di prezzi ha fatto sì che il rapporto export/import fosse sempre più sfavorevole per gli USA.
Il risentimento da parte delle industrie statunitensi è stato cavalcato da Donald Trump nella sua campagna per le presidenziali, portandolo ad iniziare questo conflitto lo scorso gennaio con i dazi su lavatrici e pannelli solari, per proseguire poi con quelli su acciaio e alluminio. La Cina si è difesa rispondendo in misura “uguale e contraria”, rispondendo colpo su colpo alle minacce della casa Bianca.
Ci sono diverse argomentazioni che Trump ha utilizzato per giustificare le tariffe doganali applicate a beni cinesi, spesso orbitanti attorno alla perdita di posti di lavoro nei settori manifatturieri. In molti hanno però contro-argomentato che un taglio dei rapporti con Pechino porterebbe alla messa in pericolo di ben 1.4 milioni di posti di lavoro, dipendenti dagli scambi commerciali con l’oriente.
A ciò va aggiunto il dubbio che i dazi su acciaio e alluminio possano essere di qualche beneficio per risanare il deficit commerciale, dato che la Cina non è nemmeno tra i primi dieci paesi che immettono questi beni sul suolo americano.
Difficile prevedere come questa vicenda andrà a finire. La speranza è che si riesca a trovare un accordo nel più breve tempo possibile.

Fonti e dati.