di Alberto Galvi –
Il nuovo coronavirus sta spingendo le economie di mezzo mondo al collasso, ma la Cina afferma che la sua BRI (Belt and Road Initiative) andrà avanti senza problemi. Ricordiamo che questa iniziativa, opportunamente conosciuta come la Nuova via della seta, consiste in una rete pianificata in oltre 60 paesi di infrastrutture di trasporto finanziate dalla Cina che la collegano a Europa, Africa e resto dell’Asia. Questo progetto è previsto che venga completato entro il 2049.
L’iniziativa cinese BRI è stata ideata nel 2013 dal presidente Xi Jinping, ma è stata pesantemente criticata dagli Stati Uniti e da altri paesi che la vedono come un tentativo di Pechino di estendere la portata della propria influenza sull’economia mondiale.
In questi ultimi mesi la Cina non ha smesso di impegnarsi in nuovi progetti infrastrutturali nel sud-est asiatico e ha siglato accordi in Myanmar per un parco commerciale da 22,4 milioni di dollari, una grande fattoria a energia solare in Laos e una diga in Cambogia.
Tuttavia, le autorità cinesi sono consapevoli che l’epidemia sta causando difficoltà per i progetti all’estero. Molti di questi si basano fortemente su materiali provenienti dalla Cina, ma le chiusure di fabbriche, le chiusure di porti, i voli cancellati e le strade bloccate hanno impedito alle forniture e alle attrezzature di raggiungere i siti ai quali erano destinati.
Nel frattempo la China Development Bank erogherà prestiti a basso costo a società collegate alla BRI, anche se andranno principalmente o esclusivamente alle imprese cinesi, visto che la Cina potrebbe non essere in grado di raggiungere una crescita del 3% quest’anno.
Dall’altra parte i governi dei paesi attraverso cui la BRI passerà hanno paura che questi progetti aiuteranno la diffusione del COVID-19 a diffondersi. In Bangladesh, un progetto ponte da un miliardo di dollari è in pericolo, mentre in Nigeria, un grande progetto ferroviario è stato sospeso.
Per quanto riguarda il CPEC (China Pakistan Economic Corridor) da 62 miliardi di dollari ha dovuto affrontare ritardi, stessa sorte è toccata al progetto ferroviario ad alta velocità Jakarta-Bandung stimato in 6 miliardi di dollari.
Il COVID-19 sembra essersi diffuso per la prima volta in un cosiddetto mercato umido a Wuhan, dove gli animali vivi venivano tenuti in condizioni non igieniche e venduti per il consumo umano.
Il governo cinese aveva già commesso gli stessi errori 17 anni prima con la SARS. In entrambi i casi ha mantenuto la notizia un segreto di stato per 2 settimane non impedendone così la diffusione che poi è diventata pandemia.
Per rimediare all’ennesima figuraccia Pechino ha offerto aiuti ai paesi colpiti dal virus. La Cina ha inviato planeload di ventilatori, ha donato kit di test del coronavirus in Cambogia, maschere e medicinali in Italia e Francia.
Inoltre ha promesso di aiutare le Filippine, la Spagna e ha distribuito in Iran e in Iraq dei medicinali. Il governo cinese sta ora propagandando il suo successo nel mantenere sotto controllo la propria epidemia.
Ritornando alla BRI anche se il virus sembra attenuarsi in Cina, i paesi che partecipano al progetto sono cauti nel riprendere prematuramente il lavoro a causa anche della paura del rischio contagio da COVID-19. La priorità per tutti i paesi è ora di controllare la diffusione della pandemia e ridurre al minimo il numero dei decessi.