Cina. Xi annuncia la fine della povertà. Ma la soglia è meno di un dollaro al giorno

di C. Alessandro Mauceri

Il leader cinese Xi Jinping ha dichiarato di aver raggiunto uno dei più importanti obiettivi fissati nel 2013: eliminare la povertà assoluta nel paese.
Nel corso della conferenza stampa Li Jian, direttore dell’ufficio provinciale per la riduzione della povertà e lo sviluppo, ha dichiarato che la povertà estrema nelle nove contee del Guizhou è stata azzerata e il tasso di soddisfazione tra i residenti locali è superiore al 99%.
L’eliminazione della povertà fa parte del programma del governo cinese noto come “campagna un-due-tre”: “un reddito” per tutti (i famosi 400 dollari l’anno); “due preoccupazioni in meno”, cibo e vestiti; e “tre garanzie”, un’abitazione sicura, l’accesso all’educazione e quello a cure mediche per tutti.
Molti i dubbi su quanto dichiarato: la soglia fissata dal governo per la definizione di povertà assoluta è di 2.300 yuan annui (294,18 euro al cambio attuale), meno di un dollaro al giorno. Un valore ben più basso della soglia fissata dalla Banca Mondiale e dalle Nazioni Unite di 1,90 dollari al giorno. Ciò significa che molte persone in povertà estrema, secondo i dati riconosciuti a livello internazionale, per il governo cinese sarebbero sì poveri, ma non “estremi”. Tale risultato inoltre deriverebbe dal confronto con i valori del 2010, che sono ben diversi dalla ricchezza media che in Cina dell’ultimo decennio che è aumentata considerevolmente pur mantenendo differenze enormi all’interno del paese.
In tutto il pianeta la povertà è un fenomeno complesso. Generalmente distinguono tre livelli di povertà. Per povertà estrema si intende uno stato di deprivazione sostanziale che rende il soggetto incapace di procurarsi beni e servizi ritenuti essenziali al soddisfacimento dei bisogni primari. Per povertà relativa invece s’intende la condizione di coloro che si trovano in una posizione consistentemente inferiore a quella media della società nella quale vivono e che tiene conto degli standard di vita, dei livelli medi o mediani di reddito o dei consumi di un’intera popolazione. Infine la povertà cosiddetta “soggettiva” si riferisce alla situazione di coloro che si sentono poveri in base alla percezione delle proprie condizioni di vita.
Questo vale soprattutto per i paesi sviluppati. Nell’Unione Europea e nei paesi dell’OCSE ad esempio si parla di povertà “relativa” e si definiscono “poveri” le persone il cui reddito è al di sotto di una certa soglia riferita al reddito medio del paese in questione (l’Unione Europea utilizza il 60%, l’OCSE il 50% del reddito medio come soglia). I limiti di questo modo di definire la povertà sono molti: non è facile stabilire l’ammontare minimo di consumi che garantisce la sopravvivenza. La definizione stessa di livello di vita minimo accettabile infatti è riferita ad una data situazione storica, ambientale e sociale, e ciò che potrebbe essere “minimo accettabile” in un paese e per una persona potrebbe essere del tutto diverso per altri.
Diversa la situazione nei paesi in via di sviluppo o nei paesi sottosviluppati: qui la definizione di povertà spesso diventa soggettiva e finisce per scatenare controversie, assumendo connotazioni politiche. In India il governo è stato più volte criticato per aver fissato una linea di povertà irrealisticamente bassa al fine di far apparire un livello di povertà nel paese più basso di quello reale.
In Cina la situazione non è molto diversa: nel gennaio scorso un funzionario del Jiangsu parlò di soli 17 abitanti su 80 milioni di residenti della regione sotto la soglia di povertà estrema (ovvero lo 0,00000021% della popolazione).
Ora a cavalcare questa notizia è il governo centrale che, dopo aver debellato la povertà estrema nelle province di Yunnan, Sichuan, Gansu e nelle regioni autonome di Xinjiang, Ningxia, Guangxi, e nella regione di Guizhou, ha dichiarato di aver eliminato la povertà estrema su tutto il territorio nazionale. Un risultato incredibile sfruttato dai media statali: l’emittente Cctv ha dato grande risonanza a questa notizia sensazionale. Trascurando però di dire che la soglia di povertà assoluta è “autodefinita” dal governo cinese e che ammonta a meno di un dollaro al giorno: in pratica meno della metà della soglia di povertà estrema prevista dalle principali organizzazioni mondiali.
La verità è che anche in Cina i livelli di povertà continuano ad essere elevatissimi. Così come elevato è il divario tra i livelli di reddito della popolazione urbana e di quella rurale: sono milioni, decine di milioni gli agricoltori che devono sopravvivere con meno di 700 euro all’anno e che non possono permettersi di mandare a studiare i propri figli. Lo stesso vale per le decine di milioni di lavoratori sfruttati nelle industrie dei grandi centri urbani.
Secondo Ma Wenfeng, analista del Beijing Orient Agribusiness e consulente del ministero per l’Agricoltura e gli Affari Rurali cinese, “mettendo da parte la quantità non trascurabile di denaro che i lavoratori migranti spediscono a casa, ai loro parenti nelle campagne, il reddito rurale cinese è in declino dal 2014, e si è abbassato di un ulteriore 20 % nella prima metà del 2019”. Anche un’altra analisi, basata su dati governativi, afferma che il reddito pro-capite del mese di giugno dello scorso anno è crollato a 809 yuan (103 euro) dai 1.023 yuan (130 euro) dello stesso mese del 2018. Perfino il National Bureau of Statistics ha dovuto ammettere che nel 2018, ben prima della pandemia, la crescita del reddito pro-capite rurale totale della Cina era diminuita dal 13% al 9%, rispetto al 2012.
In Cina uno dei motivi del successo del comunismo di Mao Tse Tung fu aver permesso a tutti, ma proprio a tutti, di avere almeno una ciotola di riso a pasto. Ora il cambiamento legato al boom economico ha portato la Cina a cancellare il comunismo e aspirare ai vertici dell’economia mondiale nell’arco di un decennio, ma ha avuto come effetti collaterali, tra gli altri, l’aumento esponenziale del debito pubblico, l’aumento dell’indice di Gini e la crescita della povertà. E anche la necessità di far credere, soprattutto ai paesi stranieri, che va tutto bene e che la povertà estrema è stata debellata. Ben sapendo che la realtà è completamente diversa.