Cinema. “Looking for Oum Kulthum”: al Festival di Venezia l’emancipazione femminile in Medio Oriente

di Vanessa Tomassini –

VENEZIA. E’ andato in scena al Festival del cinema di Venezia in anteprima internazionale il nuovo lavoro della regista iraniana, esule negli Usa, Shirin Neshat. L’artista ha indagato per gli ultimi 30 anni sulle storie di molte donne musulmane. Quest’anno torna nelle sale con la storia di Oum Kulthum, la leggendaria cantante del Mondo Arabo. Dopo 42 anni dalla sua morte, il suo successo è ancora ben impresso nel cuore degli egiziani, e non solo. Un’artista, ma soprattutto una donna, che ha dovuto “sopravvivere” e farsi valere in una società conservatrice e maschilista.
Oum Kulthum, oltre che per le sue incredibili doti canore, ha lasciato il segno per il suo patriottismo, il, coraggio e il suo stile, che l’hanno resa un’eroina e un’icona dell’emancipazione femminile in Medio Oriente. Basti pensare che al suo funerale parteciparono oltre 4 milioni di persone. Si tratta del secondo funerale più grande nella storia egiziana, dopo quello del primo ministro Gamal Abd el-Nasser, scomparso al Cairo il 28 settembre 1970. Shirin Neshat, già nota per la pellicola “Women Without Men” del 2009, offre con “Looking for Oum Kulthum” una visione non accademica della storia d’Egitto dell’ultimo secolo: dalla monarchia al colonialismo britannico, dalla rivoluzione del 1952 alla disastrosa guerra con Israele nel 1967.
In una sorta di film nel film, la regista mette in scena tre donne: Mitra, un’artista ambiziosa madre e moglie quarantenne che decide di raccontare la sua eroina, Oum Kulthum, e Ghada che la interpreta. Le tre rappresentano l’anima del film, il dilemma delle donne in un Medio Oriente ancora oggi dominato dagli uomini tra “il sacrificio della famiglia tradizionale e un tacito senso di alienazione per l’assenza di uno stile di vita convenzionale, nonostante la gloria nell’ottenere fama e successo”.
Al Palazzo degli Autori, sul lungomare di Venezia a pochi passi dal Casinò, abbiamo chiesto alla regista Shirin Nasharet qual è il rapporto con il suo Paese d’origine: l’Iran. La visual artist ci ha confessato “non sono mai tornata nel mio Paese dal 1996, per via delle leggi del governo che non lo permettono”. Così come Mitra, nel film, che non potrà tornare nella Repubblica Islamica nemmeno per cercare il figlio scomparso. “Io non sono araba, perché non vivo lì, ma parlando generalmente da quello che apprendo dai media, da internet e dai giornali – ha aggiunto – c’è un grandissimo divario tra le donne e gli uomini nel Mondo arabo ancora oggi, a partire dall’istruzione, alla quale molte donne non hanno accesso. Molte attiviste hanno fatto notevoli passi avanti in Iran, in Egitto, negli Emirati, ma c’è ancora molto da fare e non è facile”.
La regista preferisce non parlare di politica, ma la sua raffinatezza artistica che traspira dalle prime scene del film, lascia intravedere un grande viaggio introspettivo e una approfondita ricerca sulla vita della cantante egiziana, che da bambina cantava accompagnata dal padre e il fratello nel suo villaggio; raggiungerà il successo in tutto il Medio Oriente arrivando a cantare per il re d’Egitto e l’élite egiziana dei più grandi teatri. Sarebbe bello se il film riuscisse ad ispirare le donne musulmane nella ricerca di una emancipazione e una libertà che mettano fine a quel dilemma che assale le tre donne nel film. Shirin spera che il suo lavoro possa essere di ispirazione, visto che molte attiviste musulmane seguono il suo lavoro, anche se riconosce che sarà molto difficile.

CAST ARTISTICO
Mitra: Neda Rahamanian
Ghada: Yasmin Raeis
Amir: Mehdi Moinzadeh
Ahmed: Kais Nashif

CAST TECNICO
Regia Shirin Neshat
In collaborazione con Shoja Azari
Fotografia: Martin Gschlat
Scenografia: Erwin Prib
Costumi: Mariano Tufano
Musiche originali: Amine Bouhafa
Produttori: Gehard Meixner, Roman Paul, Bruno Wagner, Martin Gschlacht, Antonin Svoboda
Co-produttori: Beatrice Bulgari, Marta Donzelli, Gregorio Paonessa, Georges Schoucair

Yasmin Raeis, una delle 3 protagoniste: nel film interpreta Ghada.