Colombia. L’abbraccio ai BRICS: sfida o emancipazione economica?

di Giuseppe Gagliano

Nel cuore del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, sotto la guida simbolica di Dilma Rousseff, la Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS ha annunciato l’ingresso ufficiale della Colombia tra i suoi membri. Un passo che va ben oltre il campo finanziario: si tratta di un atto profondamente politico, destinato a ridefinire l’identità diplomatica di Bogotá nel nuovo ordine mondiale multipolare.
Nonostante le rassicurazioni della ministra degli Esteri Laura Sarabia, la quale ha sottolineato che non si tratta di “una sfida agli Stati Uniti”, l’adesione alla banca multilaterale promossa da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica rappresenta una frattura storica con il tradizionale ancoraggio colombiano alla sfera di influenza statunitense. La firma del presidente Gustavo Petro a Shanghai, nel contesto della Nuova Via della Seta, si inserisce in una visione strategica più ampia, che punta a svincolare la Colombia dalla morsa del credito occidentale e dalle sue clausole condizionanti.
Dilma Rousseff, oggi presidente della NDB, ha delineato con chiarezza il nuovo corso dell’istituzione: ampliare la base associativa, rafforzare l’autonomia finanziaria dei Paesi emergenti e costruire un’alternativa concreta alle logiche imposte da FMI e Banca Mondiale. Un messaggio potente per l’America Latina, che da decenni subisce l’influenza delle “politiche di aggiustamento strutturale” imposte da Washington e da Bretton Woods.
La risposta di Petro non si è fatta attendere. Il presidente colombiano ha definito la mossa “una svolta necessaria”, in grado di aprire l’accesso a linee di credito meno onerose e più rispettose della sovranità economica nazionale. E non è un caso che il primo obiettivo sia stato quello di preparare progetti strategici, ovvero acquedotti, trasporti regionali, reti idriche rurali, da proporre subito alla Banca, in un’ottica di trasformazione territoriale e adattamento climatico. Lo scopo è chiaro: finanziare la crescita reale senza sottostare a diktat ideologici.
La portata della scelta è confermata anche sul piano finanziario: la Colombia ha acquisito oltre 5mila azioni per un valore di oltre 500 milioni di dollari, di cui 102 milioni in capitale versato e 410 milioni in capitale richiamabile. Un impegno tutt’altro che simbolico, che certifica la volontà del governo Petro di investire politicamente nel progetto BRICS.
Ma la svolta non è stata accolta senza tensioni. La Camera di commercio colombiano-americana ha chiesto chiarimenti ufficiali, evocando possibili ricadute sulle relazioni con Washington, ancora oggi primo partner commerciale del Paese. L’inquietudine degli ambienti imprenditoriali tradizionalisti evidenzia il timore che un’alleanza economica con i BRICS possa scivolare in una rottura diplomatica con gli Stati Uniti.
Sarabia, con tono pragmatico, ha respinto le critiche, parlando di “cooperazione plurale”, negando qualsiasi logica di contrapposizione. Ma è difficile ignorare il fatto che la nuova dottrina Petro punti apertamente a un multilateralismo economico più equo, fondato su prestiti “liberi da vincoli coloniali e condizionamenti politici”, come ha affermato la ministra. Un messaggio che riecheggia le parole di Lula, Xi Jinping e Putin nei consessi BRICS: uscire dal ricatto del dollaro, dalla morale condizionata dell’Occidente, e costruire istituzioni parallele che parlino il linguaggio del Sud globale.
La NDB, con un capitale autorizzato di 100 miliardi di dollari e membri aggiuntivi come Egitto, Emirati Arabi, Bangladesh, si sta consolidando come una piattaforma di credito strategica per i Paesi che cercano una terza via. Dal 2023, con Rousseff alla guida, ha moltiplicato le adesioni e i progetti, investendo in trasporti, energia verde, tecnologie idriche e salute. Il suo obiettivo dichiarato: offrire condizioni più eque e “rispettose della sovranità degli Stati”.
La Colombia di Petro ha deciso di salire su questo treno. Non per sfidare direttamente Washington, ma per uscire dalla sua dipendenza finanziaria, recuperando margini di manovra in una fase di crisi climatica e fragilità sociale. In un mondo che si polarizza tra vecchi imperi e nuove egemonie, l’adesione alla Banca dei BRICS è un atto di rottura silenziosa. Una scelta di campo, forse non ideologica, ma certamente strategica.