Colombia. Petro vuole entrare nel Banco di sviluppo e ottiene il consenso degli indigeni

di Paolo Menchi

Durante una visita ufficiale a Shanghai il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha incontrato la presidente del Nuovo Banco di Sviluppo (NDB), Dilma Rousseff, per presentare formalmente la richiesta di adesione del paese alla banca e firmare una serie di accordi che potrebbero essere resi noti nelle prossime ore. Petro ha evidenziato sui suoi canali social l’importanza di alcuni progetti presentati al NDB, tra cui spicca quello di una connessione ferroviaria o via canale di 120 km tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico, collegando il Golfo di Urabá con Cupica, nel Chocó. Questo ambizioso progetto potrebbe rafforzare la mobilità tra il Sud America Atlantico e l’Asia, abbattendo i costi di trasporto.
La Colombia si è dichiarata disposta a sottoscrivere 5.125 azioni del capitale autorizzato, di cui 4.100 come garanzia e 1.025 in contanti. Questa iniziativa rappresenta un passo significativo verso la diversificazione delle fonti di finanziamento internazionale e la costruzione di alleanze con economie emergenti.
Parallelamente, il presidente Petro ha espresso forti critiche verso alcuni membri del Senato, accusandoli di aver ostacolato una consultazione popolare sui diritti dei lavoratori, presumibilmente a causa di pressioni economiche. Petro ha denunciato pubblicamente l’esistenza di un gruppo di senatori, autodefinitosi ‘la banda’, che avrebbe agito contro l’interesse generale, provocando l’indignazione dei sostenitori delle riforme sociali.
Intanto cresce il sostegno della comunità indigena alla presidenza Petro. Dopo anni di lotta per il riconoscimento delle Entità Territoriali Indigene (ETI), il governo ha finalmente rispettato una promessa storica, concedendo maggiore autonomia politica e amministrativa a numerose comunità. Questo traguardo è stato accolto con soddisfazione dai leader indigeni, che vedono rafforzata la loro alleanza con il governo Petro proprio in un momento cruciale per la politica sociale del paese.
La mobilitazione del movimento indigeno è stata determinante per raggiungere questo risultato. Migliaia di persone si sono radunate a Bogotá per sostenere il governo e chiedere l’attuazione delle promesse fatte. Tra queste, la creazione delle ETI rappresenta un passo avanti nella gestione autonoma delle risorse e dei servizi pubblici, consentendo alle comunità di amministrare direttamente i fondi senza l’intermediazione delle autorità municipali.
La dimostrazione di forza ha segnato un punto di svolta. Anche il ministro dell’Interno, Armando Benedetti, inizialmente scettico, ha riconosciuto il valore politico della mobilitazione. Secondo Norman Bañol, la capacità organizzativa del movimento è fondamentale per mantenere viva la difesa del mandato popolare che ha portato Petro al potere.
In questo contesto, il movimento indigeno si trova ora di fronte alla sfida di consolidare i diritti acquisiti e di sostenere un governo che, pur attraversando momenti di crisi politica, ha finalmente dato risposte a rivendicazioni storiche. La strada verso una reale autonomia territoriale è ancora lunga, ma il cammino è finalmente tracciato.
Il percorso di Gustavo Petro si mostra complesso e ricco di sfide. Da un lato, la sua strategia di ampliare la cooperazione internazionale con paesi emergenti rappresenta un’opportunità per lo sviluppo infrastrutturale e sociale della Colombia. Dall’altro, le difficoltà incontrate nel processo di riforma interna, con il contrasto di parte del Senato e le tensioni sociali, rendono il panorama politico particolarmente instabile.
Resta da vedere se la strategia di dialogo e apertura verso i movimenti sociali riuscirà a consolidare il sostegno interno, mentre la collaborazione con il Nuovo Banco di Sviluppo potrebbe rappresentare una svolta cruciale per il futuro economico del paese.