Cop24. Ancora un nulla di fatto: per Guterres non è ‘immorale’, è un ‘suicidio’

Da Katowice solo linee guida per applicare l'accordo di Parigi.

di C. Alessandro Mauceri –

Failing to agree climate action would not only be immoral but suicidal”. “Il fallimento degli accordi per limitare l’aumento de delle temperature medie globali non è immorale è un suicidio”. Sono queste le parole utilizzate dal segretario nazionale delle Nazioni Unite Antonio Guterres al termine dei lavori per la Cop24 conclusosi in Polonia. Un clima di incertezza e di sconforto che ha portato addirittura a rimandare la chiusura dei lavori di un paio di giorni e che è terminato con un “robusto” (così è stato definito) pacchetto di linee guida per applicare l’accordo di Parigi, il Cop21. Siamo, insomma, ancora alle buone intenzioni, nulla di più
Guterres lo aveva già ammesso un paio di giorni fa, che nonostante i successi e i risultati ottenuti sarebbe rimasto ancora molto da fare.
Molti temi chiave restano ancora irrisolti. I paesi più sviluppati pare non sembrino essere disposti a fornire questo supporto economico per il cambiamento climatico. Già detto di paesi come la Cina e l’India, ora anche molti paesi europei finora tra i maggiori sostenitori delle misure pro ambiente sembra si stiano tirando indietro.
Il Regno Unito, distratto dai problemi interni della premier May e della Brexit. O l’Italia, al lavoro con le beghe della manovra finanziaria. E la Germania. Ben tre regioni della Germania orientale sono ancora in larga misura dipendenti dal carbone e dalla lignite e per questo hanno chiesto esplicitamente di rinviare le misure pro clima. Per una volta la Germania non è insomma riuscita a fare la prima della classe e si è presentata alla COP24 a mani vuote.
E poi la Francia, in questi giorni costretta a fare un passo indietro sulle misure a favore dell’ambiente per venire incontro alle pressioni dei gilet gialli, per cui Macron ha dovuto tagliare le misure che prevedevano l’aumento delle accise sui combustibili fossili. Un passo indietro contro un’economia verde che è costato al presidente francese anche le critiche del presidenteUsa Donald Trump, che ha twittato “Giorni e notti molto tristi a Parigi, forse è il momento di porre fine al ridicolo ed estremamente costoso accordo di Parigi, e restituire i soldi alle persone sotto forma di tasse più basse. Gli Stati Uniti sono stati molto avanti e siamo l’unico grande paese in cui le emissioni sono diminuite lo scorso anno”.
Sembrano lontani tempi in cui tutti i paesi lottavano (o almeno fingevano di farlo) per i cambiamenti climatici: nel 1992 con il Vertice sulla Terra, organizzato dall’Onu a Rio de Janeiro, dove fu stilato un primo trattato per la riduzione dei gas serra, firmato da 197 paesi. E poi nel 1994, quando entrò iniziarono le conferenze mondiali sul clima (Cop). Anche l’ultima possibilità ora rischia di venire meno: i fondi per le misure da adottare, prima duecento miliardi, poi cento, potrebbero non essere così facili da trovare. I paesi più grandi si sono impegnati a spendere 100 miliardi di dollari a favore dei paesi più poveri, per evitare che debbano patire le conseguenze catastrofiche dei cambiamenti di clima, ma non sembra essere ancora chiaro chi e come dovrà pagare per queste misure.
Al termine del suo intervento alla Cop24 il ministro dell’ambiente delle Maldive, Hussain Hassan, ha chiesto ai ministri presenti in plenaria di alzarsi in piedi. “Non c’è tempo da perdere – ha detto – rimaniamo in piedi per alcuni secondi per pensare a cosa accadrà se non riusciremo a salvare il Pianeta”. Le Maldive sono un territorio con isole sovrappopolate a rischio di rimanere sott’acqua in caso di salita del livello del mare.
Il punto che non è chiaro a molti dei delegati alla COP24 e a quasi tutti gli assenti è che in gioco non c’è la sopravvivenza della Terra, bensì consentire all’uomo di sopravvivere e ai paesi sviluppati di continuare a vivere così come hanno vissuto. Ed è questo il punto su cui i paesi non riescono a trovare accordi dopo Parigi: la realizzazione di iniziative che permettano di continuare a vivere così come viviamo oggi senza avere un impatto devastante sull’ambiente e quindi sulle generazioni future.
La mancanza di accordo che potrebbe comportare conseguenze pesanti sulla sopravvivenza dell’uomo. E’ quello che Guterres ha definito un “suicidio”.

Antonio Guterres.