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Le autorità militari sudcoreane hanno comunicato che il regime nordcoreano ha lanciato due “proiettili non identificati”, quasi certamente due missili a corto raggio, inabissatisi nel Mar del Giappone dopo aver volato per 450 km toccando un apice di 37 km.
I lanci di missili da parte della Corea del Nord avvengono ormai con cadenza settimanale: lo scorso 31 luglio due vettori sono stati lanciati dalla regione orientale di Wonsan, stessa cosa una settimana prima con missili che hanno volato rispettivamente a 430 e a 700 chilometri a est, finiti nelle acque nel Mar del Giappone.
Il ministero degli Esteri di Pyongyang ha comunicato in mattinata che la Corea del Nord si sente autorizzata a tali test in quanto le annuali manovre congiunte Usa – Corea del Sud, che inizieranno a giorni, rappresentano una “flagrante violazione” rispetto a quanto il presidente Usa Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un si erano detti nei tre incontri. L’agenzia di Stato nordcoreana Kcna ha poi confermato che “Nonostante i ripetuti avvertimenti, gli Stati Uniti e della Corea del Sud hanno avviato esercitazioni militari congiunte contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea”.
Secondo un rapporto Onu, per finanziare tali test il regime sarebbe ricorso ad hackeraggi a banche straniere, i quali avrebbero procurato 2 miliardi di dollari.
I colloqui di Trump con Kim sono in una fase di stallo, e certamente tali test vanno letti nell’impazienza di trovare una soluzione alle sanzioni che stanno strangolando il paese. La Corea del Nord sarebbe disposta a cedere sul proprio programma nucleare, ma vorrebbe la denuclearizzazione dell’intera penisola, cosa tra l’altro appoggiata dal russo Vladimir Putin.
Trump invece pretende che a cedere sia solo la Corea del Nord e di continuare a mantenere in Corea del Sud il contingente di 33mila militari nonché armi di ogni genere.