di Giuseppe Gagliano –
Le agenzie di stampa internazionali hanno riportato che l’esercito della Corea del Sud ha rilevato segnali di possibili preparativi per il lancio di un satellite militare da parte della Corea del Nord. Questi preparativi sono stati individuati a Dongchang-ri, sede del principale centro di volo spaziale nordcoreano. Si tratterebbe del secondo tentativo di mettere in orbita un satellite di ricognizione militare da parte della Corea del Nord, dopo il lancio dello scorso anno. In quell’occasione gli Stati Uniti e i loro alleati avevano imposto sanzioni, mentre Seoul aveva sospeso parte di un accordo militare con Pyongyang del 2018. La Corea del Nord da parte sua aveva annullato il patto e restaurato le postazioni di guardia demolite lungo il confine. Pyongyang ha anche annunciato di lanciare altri tre satelliti entro l’anno.
Il lancio di un satellite militare da parte della Corea del Nord rappresenta una significativa escalation nelle tensioni regionali. Dal punto di vista politico questo atto è una sfida diretta alla comunità internazionale, in particolare agli Stati Uniti e alla Corea del Sud, che vedono tali azioni come una minaccia alla stabilità e alla sicurezza regionale. La reazione della Corea del Sud e degli Stati Uniti, inclusa l’imposizione di sanzioni e la sospensione degli accordi militari, indica una politica di contenimento e di pressione volta a scoraggiare ulteriori provocazioni da parte di Pyongyang. Inoltre, il tentativo della Corea del Nord di giustificare i lanci di satelliti come un diritto all’autodifesa e la critica ai “doppi standard” applicati da Washington mettono in luce la narrativa di Pyongyang contro quella occidentale. Questo contesto di accuse reciproche aggrava ulteriormente le relazioni diplomatiche e potrebbe portare a una maggiore militarizzazione della regione, con il rischio di incidenti o conflitti armati. Il rafforzamento delle difese e delle capacità di ricognizione spaziale da parte della Corea del Sud, con il supporto di tecnologie statunitensi, indica un’intensificazione della corsa allo spazio nella penisola coreana, che può ulteriormente complicare gli sforzi diplomatici per la denuclearizzazione e la stabilità della regione.
Le critiche verso la Corea del Nord riguardano specificamente il rischio percepito che le sue attività missilistiche e nucleari rappresentano per la sicurezza internazionale.
La Corea del Nord è una delle poche nazioni a sviluppare e testare attivamente armi nucleari, violando varie risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questo è visto come una minaccia diretta alla non proliferazione nucleare e alla sicurezza regionale. I test missilistici nordcoreani, capaci di raggiungere obiettivi a lunga distanza inclusi gli Stati Uniti, sono percepiti come una minaccia significativa alla sicurezza globale, e le azioni della Corea del Nord aumentano le tensioni nella penisola coreana, una regione già instabile, rischiando potenzialmente di innescare conflitti armati.
Se tuttavia si applica una determinata griglia di lettura a questi eventi internazionali, la valutazione che ne esce mostra che gli eventi recenti in Corea del nord assumono una dimensione diversa.
Noam Chomsky, noto intellettuale e critico della politica estera degli Stati Uniti, spesso discute del concetto di “doppio standard” riferendosi a come gli Stati Uniti e altre potenze occidentali trattano le diverse situazioni internazionali. Secondo Chomsky il “doppio standard” si riferisce all’ipocrisia e all’incoerenza con cui le nazioni potenti applicano principi e norme internazionali a seconda delle loro convenienze politiche ed economiche.
Gli Stati Uniti e i loro alleati spesso condannano l’uso della forza da parte di stati nemici o rivali, come la Corea del Nord, l’Iran o la Russia, e impongono sanzioni o intraprendono azioni militari contro questi stati. Tuttavia quando gli Stati Uniti o i loro alleati usano la forza, spesso giustificano le loro azioni come necessarie per la sicurezza nazionale, la difesa dei diritti umani o la promozione della democrazia. Esempi includono le invasioni dell’Iraq e dell’Afghanistan, e il supporto a Israele nelle sue operazioni militari. Gli Stati Uniti condannano con fermezza gli sforzi della Corea del Nord e dell’Iran per sviluppare capacità nucleari, sostenendo che tali programmi sono destabilizzanti e pericolosi, ma allo stesso tempo mantengono un vasto arsenale nucleare e supportano gli alleati che possiedono armi nucleari come Israele, senza applicare le stesse sanzioni o condanne. Gli Stati Uniti criticano severamente le violazioni dei diritti umani da parte di stati nemici, utilizzando queste accuse per giustificare sanzioni, interventi e cambi di regime. D’altra parte spesso ignorano o minimizzano le violazioni dei diritti umani da parte di paesi alleati o strategicamente importanti, come l’Arabia Saudita, l’Egitto, o lo stesso Israele.
La politica degli Stati Uniti verso Israele è un esempio evidente. Gli Stati Uniti supportano Israele con aiuti militari e diplomatici nonostante le accuse di violazioni dei diritti umani nei confronti dei palestinesi e nonostante la condanna recente da parte del tribunale del dell’Aia nei confronti del primo ministro israeliano e del ministro della Difesa, mentre condannano con forza le azioni di gruppi come Hamas.
Secondo esempio. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata condannata universalmente dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, mentre l’invasione dell’Iraq del 2003 da parte degli Stati Uniti, nonostante fosse priva di un mandato ONU e basata su false informazioni sulle armi di distruzione di massa, è giustificata come un’azione per rimuovere un dittatore e stabilizzare la regione.