Corea del Nord. Il punto con Giacomo Bezzi, “apriporta” a una delegazione di politici italiani

a cura di Enrico oliari

E’ palpabile la tensione con la Corea del Nord, dopo che il presidente Usa Donald Trump si è mostrato sensibile alle pressioni di Giappone e Corea del Sud ed ha inviato nell’area la portaerei Carl Vinson con il suo convoglio di supporto.
Al momento il regime di Pyongyang non ha compiuto il paventato sesto test nucleare, dato comunque come ormai prossimo, limitandosi ad un test balistico peraltro fallito, forse a causa delle interferenze provocate dai tecnici statunitensi nelle comunicazioni fra il missile, esploso in volo, e la base.
Al di là delle parole forti da entrambe le parti e delle ulteriori sanzioni da parte americana, la situazione sembra al momento immobile, salvo le ennesime manovre congiunte degli Stati Uniti con la Corea del Sud e l’installazione al confine del 38mo parallelo di missili difensivi Thead, che tra l’altro Tump vorrebbe far pagare a Seul.
Dopo averlo a suo tempo intervistato, torniamo a fare il punto della crisi con Giacomo Bezzi, già deputato e nel 2014 “apriporta” della visita del senatore Antonio Razzi e di Matteo Salvini (Lega) in Corea del Nord, accompagnati da una ventina di imprenditori e da politici di diversi schieramenti fra i quali il deputato di Sel Gianni Melilla e il senatore del Movimento 5 Stelle Gianluca Castaldi, membro della Commissione esteri.

– Onorevole Bezzi, Lei ci ha descritto un paese diverso da quello che ci viene presentato ancora oggi dai media, addirittura appetibile per le aziende, ordinato e funzionale. Eppure siamo in attesa del sesto test nucleare, metà della popolazione è alle armi, i test balistici si susseguono uno dopo l’altro: rimane sempre della stessa opinione o ritiene che l’acuirsi della crisi possa rappresentare un freno agli investimenti stranieri?
“Sicuramente, essendo trascorso del tempo, non posso avere la dimensione dei mutamenti reali, ma per l’esperienza che mi sono fatto sul posto posso dire che i mutamenti sono poco significativi e quindi immagino non sia cambiato nulla. I problemi per gli imprenditori che vogliono lavorare con la Corea del Nord sono dovuti sia al fatto che il paese non è inserito nel sistema bancario internazionale e l’embargo è pesantissimo e limita quasi tutte le attività economiche. Per quanto riguarda le questioni militari non posso avere contezza di ciò che sta avvenendo, non essendomi mai occupato di queste questioni”.

– La Cina, unico tradizionale alleato forte della Corea del Nord sta tentando una mediazione, ma sembra incontrare durezza da parte del governo di Kim Jong-un, tanto che ha introdotto sanzioni sospendendo, ad esempio, l’acquisto di carbone. Siamo davanti alla fine dei rapporti con la Cina e ad un’ulteriore chiusura?
”non credo che Cina e Russia abbiamo modificato di molto le proprie relazioni con la Corea del Nord, anche perché tutte le merci passano da questi paesi e quindi se volessero bloccare la sopravvivenza della Corea del Nord lo potrebbero fare, Certo, mi sembra di capire che ci sia un irrigidimento, ma non al punto di un blocco che porterebbe la Corea del Nord alla paralisi”.

– Con l’attacco missilistico in Siria e la bomba “Moab” in Afghanistan Trump ha voluto far sapere a Kim che fa sul serio. Crede che la determinazione di Trump faccia presa sul regime di Pyongyang, tant’è che non vi è stato ancora il sesto test nucleare?
”Se gli americani volessero risolvere la questione nordcoreana dal punto di vista militare credo non farebbero nessuna fatica. Evidentemente però sono più preoccupati delle conseguenze che si avrebbero nei rapporti con il mondo asiatico e la Russia e per questo vi è una differenza fra la comunicazione ai media internazionali e la realtà delle azioni operative”.

– Secondo Lei l’Europa è in Linea con gli Usa o sta perdendo l’ennesima occasione di operare una mediazione?
”L’Europa, a mio giudizio, è giusto che non si occupi di questa questione in quanto dovrebbe essere risolta dalla Cina e dalla Russia, che confinano, come peraltro auspicato anche dagli americani”.

– Se Lei fosse a tu per tu con Kim Jong-un, cosa gli consiglierebbe di fare per stemperare le tensioni?
”Insomma, una cosa è, come ho raccontato, la vita reale in Corea del Nord, che per quanto ho visto è sicuramente dignitosa e migliore per qualità al Medio Oriente, al Nordafrica o all’Africa, un’altra è la visione del leader nordcoreano che perpetua quanto già portato avanti dal padre e dal nonno. Per quanto ho letto, Kim Il-sung era sicuramente una persona di altissimo profilo umano e ha difeso il suo popolo e la sua terra come avrebbe fatto un normale padre di famiglia .
Si può pensarla anche in modo diverso, ma a mio giudizio la realtà di 70 anni fa era profondamente diversa da quella di oggi: non vi è ragione da parte dell’occidente di valutare in quell’area geografica solo l’aspetto militare, è una visione limitata e portatrice di non obiettività.
Speriamo prevalga la ragione da tutte le parti e che l’iniziativa di mediazione cinese prevalga.
Poi, essendo io un autonomista liberale, prediligo l’autogoverno dei territori, come ha scritto il papa nell’ultima enciclica, che ci ha illuminato”