Costa d’Avorio. Disordini del 2020: l’inchiesta rivela le responsabilità dell’ex presidente Henri Konan Bédié

gi Giuseppe Gagliano

Ad un anno dalle violenze post elettorali in Costa d’Avorio, con scene di case bruciate, giovani uccisi o dispersi, corpi carbonizzati, barricate in fiamme e scontri tra bande armate, l’unità speciale responsabile delle indagini ha prodotto le sue conclusioni. Lo riporta Jeune Afrique indicando il rapporto di circa sessanta pagine della struttura per l’inchiesta creata da Alassane Ouattara nel novembre 2020, composta da 40 agenti di polizia giudiziaria e schierata sul campo nel febbraio 2021. Il rapporto indica la responsabilità di importanti figure dell’opposizione, allora ostili a un terzo mandato del capo dello Stato.
Le indagini dell’unità speciale hanno dimostrato che “gli eventi accaduti durante le elezioni presidenziali del 31 ottobre 2020 sono stati pianificati e finanziati principalmente da attori politici e società civile”, come pure che Henri Konan Bédié ha finanziato diverse operazioni sovversive attraverso il suo capo di stato maggiore Narcisse N’Dri, il vice delegato PDCI-GDR a Toumodi Anges Félix N’Dakpri Djaha e suo nipote Hyacinthe Bédié.
233 persone sono state arrestate per la loro partecipazione alle violenze e 40 sono ancora ricercate. La stragrande maggioranza degli interrogati è stata rilasciata provvisoriamente o posta sotto controllo giudiziario.
Henri Konan Bédié potrebbe presto essere processato da un tribunale ivoriano, dal momento che l’ex presidente non risulta essere protetto dalla legge del 2005 sullo status di ex presidenti, presidenti di istituzioni e ministri.