Danimarca. Referendum per abolire l’opt-out sulla difesa UE

di Alberto Galvi

In Danimarca il prossimo 1 giugno si terrà un referendum sulla partecipazione del paese scandinavo alla cooperazione europea in materia di sicurezza e difesa attraverso la cassazione della riserva, cioè dell’opt-out. Il primo ministro danese ha deciso di porre il quesito ai cittadini a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio.
La potenziale svolta nella politica di difesa del paese scandinavo, in vigore da 30 anni, arriva nel momento in cui anche altre nazioni europee stanno ribaltando le loro posizioni in materia: Svezia e Finlandia, che non sono membri della NATO, hanno entrambe annunciato una più stretta collaborazione con il blocco atlantico in materia di difesa. La Danimarca è tuttavia disposta ad aumentare la spesa militare per raggiungere il 2 per cento del Pil entro il 2033, cifra stabilita per essere parti dell’Alleanza.
La riserva sulla difesa della Danimarca esiste dal 1992, quando la maggioranza dei danesi ha votato contro il Trattato di Maastricht che ha istituito l’attuale Unione Europea. Attualmente la Danimarca non partecipa alla politica di sicurezza e di difesa comune, alle operazioni militari Ue o ai processi decisionali Ue relativi alle operazioni militari.
Dopo che i danesi avevano respinto il Trattato di Maastricht, era stato raggiunto l’accordo di Edimburgo che concedeva alla Danimarca i quattro opt-out trentennali. Questi includono la moneta unica, le questioni di giustizia e polizia, la difesa e la cittadinanza UE. Nel dicembre 2015 i danesi hanno votato NO al rafforzamento della cooperazione con l’Unione Europea in materia di polizia e sicurezza.
La Danimarca è entrata a far parte delle Comunità europea nel 1973 ed è uno dei membri fondatori della NATO, creata nel 1949. Dal referendum del 1992 sull’adesione del paese scandinavo alla Comunità economica europea, questo è il nono referendum della Danimarca su questioni che riguardano l’UE.