Davos. Gli Usa si chiudono su se stessi. Gentiloni, ‘serve libero mercato, il protezionismo alla lunga fa male’

di Guido Keller

Si susseguono sotto la neve a Davos, in Svizzera, gli incontri del World Economic Forum al quale partecipano economisti di fama, imprenditori e leader mondiali. Dopo che ieri il presidente Usa Donald Trump ha annunciato l’imposizione di pesanti dazi, anche del 30 – 50 per cento, ai pannelli solari e alle lavatrici provenienti dall’estero, cosa che ha fatto infuriare cinesi e indiani, il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, ha ribadito che “gli Stati Uniti sostengono il libero mercato” e che “non ci sono incoerenze” tra il programma di Trump e la collaborazione commerciale con gli altri paesi.
Come accade da quando Trump occupa la Casa Bianca, è sempre difficile districarsi fra i suoi tweet e decisioni da una parte, e quanto dicono i suoi collaboratori dall’altra, ma intanto è girata notizia che i cinesi starebbero pensando a sospendere l’acquisto di tranches del debito Usa. Più diretto il premier indiano Narendra Modi, il quale ieri è intervenuto sul rischio che si corre chiudendosi su se stessi, cosa che in epoca di globalizzazione rappresenta “una minaccia non meno preoccupante del cambiamento climatico e del terrorismo”.
Trump interverrà per quello che si prefigura come un attesissimo discorso venerdì, ultimo giorno del Forum, ma il suo “America First”, ribadito dal segretario al Commercio Wilbur Ross che ha parlato di guerre commerciali “combattute ogni singolo giorno” perché ci sono paesi che violano le regole per trarre dei vantaggi, sembra appartenere ad una posizione del tutto isolata.
Tant’è che il canadese Justin Trudeau continua a coltivare il progetto di accordi commerciali su vasta scala come ha già fatto con l’Unione Europea, e a Davos ha annunciato “che abbiamo appena raggiunto a Tokyo l’accordo commerciale Cptpp”, che coinvolgerà 11 paesi tra le sponde del Pacifico e che “assicurerà posti di lavoro e benessere per le classi medie in Canada”. Un accordo, neanche a dirlo, a cui non prenderanno parte gli Usa.
A Davos per l’Italia c’è il premier Paolo Gentiloni, il quale ha spiegato ai giornalisti a margine del Forum, che “Io vedo non solo una grande simpatia per l’Italia che c’è sempre stata ma anche una consapevolezza del fatto che finalmente si considera la realtà, cioè che l’Italia è un Paese che ha superato la sua crisi più drammatica, che cresce, che crea posti di lavoro e che deve affrontare le sue difficoltà sociali, ma che può farlo sulla base di una situazione più positiva rispetto a qualche anno fa”. “È importante – ha continuato – che ci sia consapevolezza qui, dove sono riuniti molti leader di governo ma anche delle imprese: non bastano i numeri positivi della crescita se nel frattempo chi è in difficoltà vede moltiplicarsi le proprie difficoltà. Questo potrebbe produrre instabilità”.
Per Gentiloni “bisogna preoccuparsi innanzitutto del lavoro, della qualità del lavoro. Qui ci sono i grandi imprenditori dell’innovazione, delle tecnologie. Dobbiamo garantirci che ogni volta che si introduce un’innovazione tecnologica non vengano distrutti o resi precari i posti di lavoro. Ciò deve essere un’ossessione di chi governa, altrimenti alla lunga i numeri della crescita non saranno sufficienti”.
Il premier ha poi osservato che “Io penso che una parte dei numeri positivi dell’economia globale che qui stiamo registrando deriva dai principi del libero commercio, del libero cambio, dalle forme di unione che abbiamo noi in Europa. Bisogna fare molta attenzione che non ci sia una rincorsa di posizioni protezionistiche e contrarie al libero commercio, perché alla lunga creerebbero enormi problemi economici per tutti”. “E’ legittimo – ha concluso Gentiloni – che ogni Paese dica ‘il mio Paese prima’, poiché la difesa di alcuni settori di mercato è doverosa in un mondo competitivo e certamente anche noi in Italia lo facciamo. Ma è molto diverso difendere alcuni settori che possono essere minacciati dalla competizione sleale dal mettere in discussione la crescita che è basata sui trattati internazionali, sul libero scambio. Facciamo solo del male alla nostra economia, anche animati dalla volontà di proteggerla”. (Con fonte AskaNews).

Paolo Gentiloni. (Foto Notizie Geopolitiche).