Donbass: Lorusso, ‘Cerco di dare voce a chi vive sotto le bombe da 10 anni’

a cura di Alessandro Pompei

La questione della maggioranza russa nel sud dell’Ucraina, nello specifico nella regione del Donbass è uno degli aspetti più controversi e purtroppo meno conosciuti in occidente dell’attuale conflitto in corso, conflitto che per gli abitanti del Donbass non è iniziato nel 2022 bensì nel 2014, che nel corso del 2015 ha visto due accordi (gli accordi di Minsk) mai attuati dalla controparte ucraina. Attualmente in questa regione vivono circa 17 milioni di persone a maggioranza etnica russa, cercheremo di approfondire la questione con il giornalista italiano freelands Vincenzo Lorusso, fondatore del canale Telegram Donbass Italia e del relativo sito, e dal 2023 presente in pianta stabile nel Donbass.

– Apriamo con una domanda per conoscerla meglio: cosa l’ha spinta a operare lavorare nel Donbass?
E’ dal gennaio 2023, che vivo nel Donbass, per la precisione a Lugansk, sebbene ovviamente abbia girato moltissimo la regione. Sono stato a Donetsk, Mariupol, Stakanov e in altre città. Sono stato anche anche a Melitopol, nell’oblast di Zaporizhia. Il Donbass è entrato nella mia vita nel 2014, mia moglie è nata nel Donbass, a Krasniluch per l’esattezza, quindi nella Repubblica Popolare di Lugansk, e già dal 2014 conoscevo benissimo la situazione. Un conflitto che, come ben sappiamo, è stato ignorato completamente dai media fino al 24 febbraio del 2022, da quel momento non ho potuto fare a meno di continuare ad essere presente nel Donbass. Una decisione dovuta al fatto che dal 24 febbraio del 2022 le persone del Donbass da vittime ignorate e dimenticate, sconosciute al mainstream, sono diventate improvvisamente aggressori, o collaborazionisti… tutte fake news.
Nessuno può dire di avere la verità in tasca, però quando sei parte in causa e ti dicono che il Donbass è occupato, io rispondo: ‘venite nel Donbass, parlate con la popolazione che vive lì e chiedete loro se si ritengono invasi o piuttosto liberati dalla Federazione Russa’. Nessuno va dalla popolazione locale, dai veri protagonisti, a chiedere il loro parere
“.

– Effettivamente ci sono giornalisti italiani che vanno nella regione di Kursk, ma non dagli abitanti del Donbass…
Difatti uno dei motivi che mi hanno spinto ad aprire il canale Telegram, poche settimane prima del riconoscimento delle due repubbliche da parte della Federazione Russa, era stato quello di dare la voce a coloro che non l’avevano. Erano giorni drammatici, fatti di pesanti bombardamenti nonché dal timore di un prossimo arrivo degli ucraini, tanto che i presidenti di Lugansk e di Donetsk avevano dato ordine ai civili di evacuare, le città si erano svuotate.
Decisi di aprire il canale Telegram per dare informazioni, e avendo metà della famiglia che viveva lì, avevo una certa conoscenza della situazione. Poi il canale Telegram si è evoluto con le informazioni apportate dagli iscritti. Ad esempio nel settembre 2022, in risposta al divieto lettone di cantare la canzone Katiusha, divieto che in lettonia comportò molti arresti, lanciammo un flash mob cui aderirono tantissimi iscritti: mi arrivarono tantissimi video, chi cantò Katiuscia riadattata in italiano, chi la cantò in russo, chi invece preferì semplicemente suonarla con il violino o con il pianoforte. Allora mi trovavo in Italia, ed era un’incongruenza dare informazioni sul conflitto del Donbass a distanza. Per cui feci diversi viaggi, e dall’ottobre 2023 mi trovo qui
“.

– Sua moglie è originaria del Donbass, prendiamola come campione: cosa ne pensa di questa guerra?
Mia moglie si è sempre ritenuta russa, non si è mai considerata ucraina, benché avesse passaporto ucraino. Lei ha poi deciso di prendere la cittadinanza russa perché, essendo nata nel Donbass, aveva questa possibilità. Si è trattato di una sua scelta identitaria, come è avvenuto per la maggior parte della popolazione del Donbass.
Fino al 2014 la popolazione russofona non aveva nulla ne’ contro la Russia ne’ contro l’Ucraina. Ovvero che fosse l’Ucraina a governare questi territori non era un problema, se si fosse parlato non di ‘minoranza’ bensì di popolazione con milioni di individui
“.

– 17 milioni di persone se non vado errato.
Sì, 17 milioni. Gli abitanti del Donbass, la zona più ricca dell’Ucraina con miniere e fabbriche, chiedevano di parlare liberamente la propria lingua e di avere una certa autonomia. Fino al 2014, sebbene ci fosse una forte rivalità tra la parte occidentale e la parte orientale del paese, non c’erano le prospettive di una secessione. Poi con il colpo di stato, con Maidan, è cambiato tutto, è stato stabilito che la Russia fosse nemica dell’Ucraina.
Nessuno può oggi dubitare che Maidan fosse in realtà un colpo di stato. La manifestazione nacque in modo spontaneo, però poi venne sfruttata da gruppi paramilitari che erano armati di tutto punto e che fecero in modo che scoppiassero disordini: oggi vi sono le ammissioni dei mercenari georgiani che spararono dall’albergo di piazza Maidan verso i manifestanti e verso la polizia proprio per creare i presupposti del colpo di stato.
Dopo il colpo di stato sono state diramate leggi volte a vietare l’uso del russo nei pubblici uffici e nelle scuole, sono stati ridotti drasticamente i partiti politici locali e sono state chiuse le testate giornalistiche in russo.
Per non parlare poi del revisionismo storico: coloro che hanno combattuto il nazismo sono stati equiparati a coloro che hanno combattuto assieme ai nazisti
“.

– Molti di questi gruppi paramilitari, che attualmente fanno parte della Guardia nazionale come i famosi battaglioni Azov ed Aidar, si richiamano alla 14ma divisione galiziana delle Waffen SS comandata da Stepan Bandera. O sbaglio?
Non sbaglia. Tra l’altro prima di aprire canale Telegram ho visitato Leopoli e ho visto con i miei occhi il monumento a Stepan Bandera in pieno centro, un monumento grandissimo, enorme, assurdo. E’ un po’ come andare a Vienna e ritrovarsi il monumento ad Adolf Hitler“.

– Quando fu il punto di non ritorno?
Il 2014 è stato il punto di non ritorno. La risposta alle manifestazioni contro il colpo di stato è stata quella di bombardare i civili, come successe il 2 giugno 2014 qui a Lugansk, quando ci furono con 8 morti e 16 feriti. Le forze militari ucraine volevano colpire miliziani filorussi, che però non c’erano. Quello fu il punto di non ritorno, insieme alla strage di Odessa: ci si rese contro che senza un’opposizione alle azioni ordinate da Petro Poroshenko, sarebbe toccata a molti la fine di coloro che erano morti a Odessa. Lì iniziò la guerra civile, di cui il conflitto attuale è una prosecuzione. Altri elementi furono l’arrivo dei cari armati a Mariupol, i bombardamenti a Lugansk e Donesk… durante l’assedio di Lugansk dell’estate del 2014 morì tantissima gente di stenti, perché non c’era acqua, non c’era luce, non c’era gas, non c’erano medicinali, non c’era nulla, gli obitori erano pieni e per evitare epidemie si decise di seppellire i morti in fosse comuni“.

– Qual è l’attualmente la situazione umanitaria nel Donbass?
Purtroppo sono talmente tante le azioni criminali compiute dal governo, direi dal regime, di Kiev, che è difficile contarle tutte. Se si parla del bombardamento del mercato di Donetsk il 21 gennaio, si deve parlare anche del bombardamento di Lugansk del 7 giugno, dove è stato colpito un condominio, 6 morti 60 feriti. Attacchi come quelli, condomini, mercati, ce ne sono diversi e spessissimo, colpita persino a Belgorod, una città Russa da sempre. I media occidentali neanche ne danno notizia, si limitano agli attacchi russi sull’Ucraina, ma la gente del Donbass è sotto le bombe dal 2014“.

– Quali pensa siano le prospettive future per il Donbass, e quali le speranze della popolazione?
La popolazione del Donbass ha fatto una scelta, ovvero di stare con la Federazione Russa. Questo deve essere accettato dall’occidente, dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e dalla NATO. Non ci sono alternative, e quando un popolo fa una scelta questa deve essere rispettata. Il popolo del Donbass non ha paura del conflitto e delle sanzioni, dieci anni di bombardamenti non l’hanno fermato e non potranno fermarlo. Quindi mi auguro che l’Europa e i tanti politici che sbraitano pensino ai problemi dei loro paesi, perché al Donbass ci pensa la Russia. Vale anche per l’Italia: se a Mariupol avessero dovuto aspettare l’Italia per la ricostruzione del teatro, a quest’ora starebbero ancora aspettando: grazie all’intervento della Federazione Russa, Mariupol sta rinascendo.
Quindi se mi chiede le prospettive future, posso garantirle che il Donbass non tornerà mai più all’Ucraina, perché questo la popolazione non lo vuole. Vede, se gli ucraini dovessero tornare con al forza, la popolazione verrebbe considerata collaborazionista divenendo oggetto di una pulizia etnica. Per cui, prima si intavoleranno le trattative, prima questo conflitto terminerà. Prima ci sarà questa presa di coscienza da parte dell’occidente e meglio sarà per tutti
“.

– Cosa spera di ottenere o di portare alla luce attraverso il suo lavoro nel Donbass?
Io cerco di dare voce a chi voce non ha, ovvero al popolo del Donbass che vive sotto le bombe da 10 anni. Vede, al termine di questo viale c’è un monumento dove sono riportati i nomi dei bambini che hanno perso la vita in questo conflitto, soprattutto nei primi 8 anni; ci sono i loro nomi con la loro età, quando hanno perso la vita… la gente porta peluche, fiori, sempre tantissime lettere, è veramente angosciante. Io consiglierei a tutti quelli che dai loro salotti tv o dalla loro postazione internet scrivono o gridano ‘più armi, più armi, mandiamo più armi all’Ucraina’, di percorrere quel viale e leggere i nomi di questi bambini.
Uno dei massimi quotidiani italiani un anno e mezzo fa invocava che ‘le armi salvano vite umane’… io ho ho visto un’arma occidentale salvare una vita umana, non ne ho vista neanche una. Ma ho visto tante armi occidentali uccidere vite umane, uccidere bambini, ferire, mutilare, creare tanta distruzione e tanta sofferenza, tutto con le armi occidentali, anche italiane
“.

– Come vengono sostenuti il suo lavoro giornalistico e il suo canale Telegram Donbass Italia? Perdoni la domanda diretta: prende soldi da Mosca?
Ma no, non diciamo sciocchezze. Il sostegno economico a avviene attraverso donazioni libere”.