Dopo 37 anni Arahat infiamma ancora Assemblea ONU. Abu Mazen ricorda storico discorso del fucile e del ramo d’olivo

Ansa, 23 set 11 –

di Michele Esposito – ”Non lasciate che il ramo di ulivo cada dalla mia mano”. A trentasette anni dallo storico discorso di Yasser Arafat alle Nazioni Unite, le sue parole tornano a risuonare nel Palazzo di Vetro, appiglio immortale per la lotta all’autodeterminazione palestinese. A pronunciarle dinnanzi all’Assemblea Generale, questa volta, e’ stato Abu Mazen (Mahmud Abbas) l’uomo in grigio che mai e’ riuscito a seppellire nel cuore dei palestinesi la kefiah del suo predecessore. E, giocandosi per la prima volta il tutto per tutto nel tempio della diplomazia mondiale, il moderato Abu Mazen ha preferito usare la figura del ‘vecchio leone’ Arafat per infiammare buona parte dell’assemblea dell’Onu. Era il 1974 quando l’allora leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, considerato un terrorista dalla meta’ del pianeta, si presento’ al Palazzo di Vetro indossando l’uniforme militare e l’emblematica kefiah a scacchi sul capo. In una mano teneva un ramoscello d’ulivo, nell’altra il fodero del ”fucile dei combattenti della liberta”’. Parlando all’Assemblea Generale, Arafat ricordo’ le radici della questione palestinese, ribadi’ le ragioni della sanguinosa guerriglia mossa contro Israele, si appello’ al principio dell’autodeterminazione dei popoli. Era la prima volta che un rappresentante di un’organizzazione non governativa parlava ad una sessione generale dell’Onu che ha risposto con un lungo applauso. Arafat, che ammise implicitamente l’esistenza dello Stato d’Israele, concluse il suo monologo appellandosi alla pace e ripetendo per due volte: ”Non lasciate che il ramo di ulivo cada dalla mia mano”’. Un lungo applauso accompagno’, allora come oggi, le sue parole. Il leader dell’Olp entrava definitivamente nel cuore della sua gente e la questione palestinese irrompeva in quello della diplomazia mondiale. Poche settimane dopo, le Nazioni Unite riconobbero il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e concessero all’Olp lo status di ‘entita’ osservatrice’. Nel 1988, Arafat torno’ protagonista all’Onu, stavolta in una sessione speciale a Ginevra, dove annuncio’ per la prima volta la rinuncia al terrorismo e il diritto delle parti in conflitto a vivere in pace e in sicurezza. Da quelle immagini sbiadite, ancora intrise di guerra fredda, molto e’ cambiato. L’Olp e’ diventata l’Autorita’ Nazionale Palestinese e ad Arafat, morto nel novembre del 2004, e’ succeduto Abu Mazen, per anni compagno d’esilio dello storico leader dell’Olp. Nel 1993, Abu Mazen fu uno dei principali architetti degli storici Accordi di Oslo, ma, sebbene ben accetto dalla comunita’ internazionale e perfino da una parte della sinistra israeliana, non e’ mai entrato nel cuore dei palestinesi. Anzi, con la sua leadership il sostegno della base ad Al-Fatah si e’ affievolito lasciando il posto all’avanzare di Hamas. Oggi, con il discorso all’Onu e con la consegna ufficiale della richiesta di adesione alle Nazioni Unite, il leader dell’Anp e’ forse finalmente uscito dal cono d’ombra del suo ingombrante predecessore. E in Cisgiordania e a Gaza, una folla in giubilo ha riempito le piazze durante il suo discorso. Il leader in giacca e cravatta, tuttavia, non poteva dimenticare l’icona Arafat, guerrigliero e Premio Nobel per la Pace. E le parole del vecchio leone, 40 anni dopo, sono tornate a scaldare, nel bene o nel male, le tante anime del Palazzo di Vetro.