Ecuador. Il presidente Lasso messo in stato d’accusa dal Parlamento

di Paolo Menchi

Dopo un tentativo andato a vuoto alcuni mesi fa, il Parlamento ecuadoriano ha approvato nella votazione di ieri una mozione che prevede la messa in stato di accusa del presidente Guillermo Lasso per peculato
Le accuse riguardano dei contratti stipulati nel periodo 2018-2020 tra la Flopec (Flota petrolera ecudoriana) e il gruppo internazionale Amazonas Tanker, che comprende anche imprese russe, nonostante risultasse dannoso per l’impresa statale, tanto che ha portato a perdite di oltre sei milioni di dollari, sottintendo quindi che ci sia stato un interesse economico da parte di Lasso a concludere l’accordo.
L’assemblea ha votato a favore del processo con 88 voti a favore, 23 contrari e 5 astenuti su un totale di 116 deputati presenti in aula.
Il voto è stato certamente influenzato da motivazioni politiche, vista la predominanza del partito “correista” di opposizione, anche perché le accuse non sono mai state dimostrate e la stessa Comisión de Fiscalización Legislativa avesse scagionato Lasso.
La votazione per decidere sulla destituzione del presidente dovrebbe svolgersi tra il 20 e il 22 maggio e, perché possa venire rimosso, questa volta saranno necessari 92 voti sul totale di 137 deputati.
Da parte sua Guillermo Lasso ha dichiarato in più occasioni di volersi sottoporre al giudizio ritenendo di non avere niente da nascondere, oltretutto la legge gli consentirebbe addirittura di destituire il Parlamento per decreto e di governare per sei mesi sotto il controllo della Corte costituzionale, fino alla convocazione di nuove elezioni legislative e presidenziali.
Certamente questa situazione politica non fa bene all’Ecuador dal punto di vista economico, sia a livello interno che internazionale mettendo a rischio le iniziative di investimenti stranieri.
Anche qualora Lasso riuscisse a salvarsi, il fatto di avere un Parlamento con un’ampia maggioranza facente capo all’opposizione non dà garanzie di stabilità futura.