Egitto. Morsi: i Fratelli Musulmani denunciano, ‘non aveva accesso alle cure’

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Resta alta la tensione in Egitto dopo la morte, avvenuta ieri durante un’udienza in tribunale, dell’ex presidente Mohamed Morsi, già leader del Partito della Libertà e Giustizia ed esponente dei Fratelli Musulmani.
Morsi è deceduto probabilmente per un infarto dopo aver parlato per 5 minuti, come ha riportato la Procura, ma a far discutere sono le condizioni carcerarie a cui era costretto, senza poter avere cure mediche adeguate nonostante le numerose richieste.
Il Partito della Libertà e Giustizia, movimento politico che si rifà alla Fratellanza Musulmana (dichiarato illegittimo dal presidente in carica Abdel Fatah al-Sisi) ha definito la morte di Morsi come “il delitto perfetto”, ed il suo legale Abdul Munim Abdel Maqsud ha confermato che “Da tempo il presidente Morsi era malato ed abbiamo fatto molte richieste di farlo curare, a volte è stato consentito molte altre volte no”.
A Morsi sono stati negati i funerali di stato: è stato sepolto al Cairo alle 5 del mattino in tutta segretezza, alla sola presenza dei famigliari, senza amici, conoscenti e sostenitori. La decisione è stata presa dalle autorità per prevenire scontri.
Esprimendo le condoglianze il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha definito Morsi un “martire”, ed in tv ha affermato che “la storia non dimenticherà mai i tiranni che l’hanno condotto verso la morte, mettendolo in prigione e minacciandolo di esecuzione”. Condoglianze anche dall’emiro del Qatar al-Thani, altro paese sostenitore con la Turchia dei Fratelli Musulmani, dall’Iran e da altri, mentre è stato notato il silenzio degli Usa: un portavoce della Segreteria di stato ha riferito che “abbiamo appreso la notizia, non abbiamo nulla da dichiarare”.
Morsi stava scontando una condanna a 7 anni per aver, secondo i giudici, falsificato i documenti necessari per la candidatura alle elezioni del 2012. Lo scorso anno la Corte d’appello aveva invece annullato la condanna a morte per la liberazione dei Fratelli Musulmani dalle carceri, nel 2011.
Divenuto presidente, è stato deposto con un golpe dall’allora ministro della Difesa ed oggi presidente, al-Sisi.