Facebook: Zuckerberg, ‘abbiamo la responsabilità di proteggere i dati’. Ma i parlamenti di Ue, Gb, Usa lo vogliono in aula

di Enrico Oliari –

Davanti alla gravità della situazione e ai parlamenti di Ue, Usa e Gb che lo chiamano a rispondere, il numero uno di Facebook, Mark Zuckerberg, ha cambiato strategia ed è passato dal silenzio ad una dichiarazione attraverso un post in cui si legge che “Voglio condividere un aggiornamento sulla situazione di Cambridge Analytica, compresi i passi che abbiamo già intrapreso e quello che faremo per affrontare questo importante problema. Abbiamo la responsabilità di proteggere i tuoi dati, e se non ci riusciamo, non meritiamo di servirti. Ho lavorato per capire esattamente cos’è successo e come fare in modo che non succeda di nuovo. Ma abbiamo anche commesso degli errori, c’è altro da fare e dobbiamo farlo”.
Ancora poco per contrastare lo scandalo, colossale come l’azienda, di questi giorni che vede Facebook aver ceduto centinaia di milioni di profili alla società di consulenza Cambridge Analytica, anche quando negli Usa a supervisionare la raccolta dei dati degli elettori per la stessa azienda era lo stratega della campagna elettorale di Donald Trump, quello Steve Bannon oggi inciampato nel Russiagate.
Nel suo post Zuckerberg ha spiegato che nel 2007 “Facebook aveva permesso agli utenti di accedere alle app e condividere chi erano i loro amici e alcune informazioni su di loro”, ma era stato nel 2013 che “un ricercatore universitario di Cambridge, Aleksandr Kogan” aveva creato una app per quiz di personalità, ma già nel 2014 “avevamo reso noto che avremmo cambiato l’intera piattaforma per limitare in modo drastico tutto questo”.
Ha quindi parlato della nuova filosofia di Facebook, proprio alla luce degli abusi di ogni genere che si continuano a generare: “Prima pensavo che la cosa più importante per me fosse avere il maggior impatto possibile nel mondo. Ora l’unica cosa che mi interessa è costruire qualcosa per cui le mie figlie, crescendo, possano essere orgogliose di me”.
E mentre il titolo in borsa continua a crollare, le reazioni sono ovunque di fuoco, con gli inserzionisti britannici che minacciano di abbandonare Facebook. La cosa è stata resa nota durante una riunione dell’Isba, l’organizzazione che raccoglie le maggiori aziende pubblicitarie del Regno, e David Kershaw, capo del colosso M&C Saatchi, ha chiarito che se mancheranno garanzie, tale “minaccia non sarà un bluff”.
Intervistato da Repubblica, il Commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha ricordato che “Il Parlamento europeo ha chiesto a Mark Zuckerberg di presentarsi a Strasburgo per un’audizione: io non sono un parlamentare europeo ma gli consiglio di dare spiegazioni appropriate. Ad ogni modo, ogni genere di comportamento inappropriato andrà cambiato”. Moscovici conta di introdurre la Web tax del 3% sul fatturato dei colossi digitali, che dovrebbe portare nelle casse dell’Ue 5 miliardi all’anno. Una cosa su cui si sta lavorando da tempo, “Non una ritorsione” per i dazi il presidente Usa Donald Trump vuole imporre all’Europa. E a tal proposito, diciamo, lo scandalo di oggi gli torna a favore.