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In un attacco dei ribelli marxisti del Bagong Hukbong Bayan sono rimasti uccisi a Davao, nelle Filippine, due militari e tre ribelli. Almeno 15 i soldati feriti.
Lo ha riferito il portavoce militare Ezra Balagtey, il quale ha spiegato che i militari stavano inseguendo un gruppo di ribelli che il giorno prima avevano fatto esplodere un ordigno lungo una strada e che avevano dato fuoco a una mietitrice di ananas.
Prima dell’attacco, nel corso delquale i ribelli hanno lanciato una granata, i guerriglieri erano entrati in contatto con i militari in un altro quartiere della città di Davao, città natale del presidente Rodrigo Duterte e dove ora è vicesindaco il figlio Paolo.
La guerriglia, fatta di episodi simili ma anche del sequestro di civili, dura da 48 anni, mentre risale all’agosto del 2016 la tregua stabilita sia da parte del governo che dei ribelli.
Lo scorso 19 gennaio si erano tenuti a Roma i colloqui di pace tra gli inviati di Manila e i rappresentanti della guerriglia comunista delle Filippine: se per il governo l’inviato Jesus Dureza si era detto “ottimista”, per i ribelli il rappresentante Fidel Agcaoili si era mostrato più cauto in quanto da parte della presidenza Duterte non erano stati rispettati diversi punti dell’accordo stabilito nel 1998, tra cui il rilascio di 400 prigionieri
Il Partito Comunista delle Filippine, di ispirazione marxista-leninista-maoista e la cui ala armata è il Bagong Hukbong Bayan, è stato fondato nel 1968 ed ha iniziato le ostilità 1969: violenze sono state esercitate da entrambe le parti, con i guerriglieri protagonisti di numerosi attentati ed attacchi ai militari.