di Giuseppe Gagliano –
Almeno in teoria la Francia ha cercato di smarcarsi dalla sudditanza alla politica estera statunitense nel contesto dell’Indo-Pacifico. A tale proposito sono significativi gli studi e le riflessioni sia della Scuola di guerra economica francese, che quelli di Eric Denécé.
Nella realtà dei fatti il paese è sempre più allineato con le scelte di politica estera di Washington, anche in relazione all’Indo-Pacifico. Lo dimostra il fatto che uno dei maggiori studiosi del settore a livello internazionale, e cioè la ricercatrice neozelandese Anne-Marie Brady, che ha contribuito in modo determinante a orientare le scelte dell’amministrazione Biden proprio in relazione all’Indo-Pacifico in funzione di contenimento cinese, sta portando a termine alcuni studi di grande rilevanza sulla situazione politica della Nuova Caledonia, di Vanuatu e delle Isole Salomone presso il noto Institut de Recherche Stratégique de l’Ecole Militaire (IRSEM). Inoltre non appare una coincidenza il fatto che il direttore dell’Istituto di ricerca francese sia stato nominato ambasciatore francese proprio a Vanuatu e nelle Isole Salomone.
La citata ricercatrice collabora attivamente con uno dei più importanti think thank americani, il Ned, il quale ha come mission l’americanizzazione di arre del mondo. Il Ned è strettamente collegato a Soros.
Questo significa che nonostante la propaganda dell’attuale premier Macron sulla necessità di emancipare l’Unione Europea (e la Francia nello specifico) dall’egemonia americana, il margine di manovra della Francia rispetto agli Stati Uniti nel campo della politica estera è in realtà molto più esiguo di quanto non si supponesse.