Francia. Morto il direttore del CF2R Éric Denécé

Gagliano, 'eravamo alleati negli studi di intelligence: un ponte strategico tra Italia e Francia'.

Red

In un mondo segnato da tensioni crescenti, guerre ibride e strategie di dominio spesso invisibili all’opinione pubblica, la mia collaborazione con Éric Denécé ha rappresentato una delle esperienze più feconde e significative nel campo dell’intelligence strategica. Dalla mia Como alla sua Parigi, dal CESTUDEC al Centre Français de Recherche sur le Renseignement (CF2R), abbiamo costruito un ponte intellettuale e culturale che ha permesso di avvicinare due tradizioni analitiche – quella italiana e quella francese – troppo spesso rimaste disallineate, nonostante la comune vocazione geopolitica.
Éric, ex analista del controspionaggio francese e infaticabile direttore del CF2R fino alla sua prematura scomparsa, ha sempre difeso con forza l’autonomia della ricerca sull’intelligence, denunciando la colonizzazione strategica e culturale dell’Europa da parte di potenze extraeuropee. Io ho sposato pienamente questa visione, adattandola al contesto italiano e cercando, con il mio lavoro, di far conoscere al pubblico e agli studiosi italiani il pensiero di Éric e la tradizione dell’École de Guerre Économique.
Il nostro sodalizio si è concretizzato in numerosi contributi reciproci, pubblicazioni strategiche, traduzioni, dossier e scambi editoriali. Uno dei momenti più rappresentativi è stato la pubblicazione sul sito ufficiale del CF2R di miei articoli che riprendevano, aggiornandole, le tesi di Éric. Tra questi, il dossier del 28 novembre 2023, La CIA et les plans secrets pour déstabiliser la Syrie, che – attraverso fonti aperte e documenti declassificati – approfondiva la lettura critica di Denécé sul ruolo destabilizzante dell’intelligence americana in Medio Oriente.
Ma la nostra cooperazione non si è limitata all’attualità. Ho curato personalmente la traduzione in italiano di uno dei suoi studi più preziosi: un’analisi dell’evoluzione dei servizi di intelligence cambogiani dal 1953 a oggi, pubblicata dal CESTUDEC nel 2018. Questo intervento editoriale è stato pionieristico nel rendere accessibile al pubblico italiano una delle prime analisi strutturate sulle reti di intelligence nel Sud-est asiatico.
Un altro momento chiave è stata la pubblicazione del volume Les Conséquences Géopolitiques de la Guerre d’Ukraine, curato da Éric per il CF2R. Anche se il mio nome non figura formalmente tra gli autori, molte delle tesi rispecchiano pienamente le analisi che avevo parallelamente sviluppato sul CESTUDEC e sul CF2R. La sintonia concettuale era evidente: critica alla subordinazione europea agli Stati Uniti, denuncia della strategia sanzionatoria e invito a una sovranità europea autentica.
Anche sul piano storico, la nostra collaborazione ha prodotto risultati di rilievo. Ho contribuito con un saggio al volume Renseignement et Espionnage de la Renaissance à la Révolution (XVe–XVIIIe siècles), diretto da Denécé e Benoît, con prefazione di Yves Bonnet. Inoltre, nel numero speciale di Histoire Magazine dedicato all’intelligence dall’Impero alla Seconda guerra mondiale, ho firmato Espionnage et contre-espionnage à Venise (XVIe et XVIIe siècles), ricostruendo le raffinate pratiche di controspionaggio della Serenissima.
Tra i tanti capitoli della nostra collaborazione, ve n’è uno che mi sta particolarmente a cuore: grazie alla sinergia tra il CESTUDEC e l’Istituto Alti Studi Strategici e Politici (IASSP) di Milano, e alla lungimiranza del suo presidente Ivan Rizzi, ho potuto portare Éric a Milano per un evento pubblico. Quell’incontro, straordinario per profondità e partecipazione, ha rappresentato un momento di sintesi del nostro lavoro comune e ha dato l’opportunità a un pubblico italiano qualificato di conoscere direttamente le sue tesi e la sua visione del mondo.
Il nostro dialogo ha avuto anche un impatto formativo. Attraverso articoli, conferenze e dossier, abbiamo contribuito a formare una nuova generazione di analisti e studiosi della sicurezza. L’approccio metodologico mutuato dall’École de Guerre Économique, che io ho adattato al contesto italiano, si è perfettamente integrato con la lucidità critica di Éric: nessuna ideologia, nessuna sudditanza atlantica, solo rigore, documentazione e indipendenza.
Oggi, purtroppo, Éric non è più tra noi. Ma il suo lavoro vive. E continuerà anche grazie al mio impegno. Ogni volta che scrivo, traduco o intervengo in un dibattito strategico, porto con me quel che abbiamo costruito insieme. Il nostro non è stato solo un dialogo tematico, ma un autentico esercizio di diplomazia culturale e strategica. Un ponte tra Como e Parigi, destinato a restare saldo nel tempo.
Nel tempo della propaganda, delle guerre cognitive e della manipolazione sistemica, la lezione che io ed Éric abbiamo cercato di trasmettere rimane vitale: comprendere il potere è il primo passo per resistergli. Solo attraverso analisi indipendenti, plurali e interdisciplinari l’Europa potrà conservare un barlume della propria autonomia. Questa è l’eredità che mi onoro di difendere.

Giuseppe Gagliano.