di Enrico Oliari –
I G7 sono giunti nella bellissima coreografia di Taormina per discutere di importanti temi tra i quali il terrorismo internazionale, i rapporti con il continente africano, il commercio e la disoccupazione, le migrazioni e il cambiamento climatico.
Su quest’ultimo tema il presidente Usa Donald Trump continua ad essere duro d’orecchie, anche perché il ritiro dagli impegni per il contrasto ai cambiamenti climatici era uno dei punti cardine in campagna elettorale, tanto da aver definito le variazioni climatiche dovute all’inquinamento “una bufala inventata dalla Cina per minare la produzione industriale statunitense”. Le pressioni sono tuttavia tante, Trump ha in tasca il libro sull’ambiente che papa Francesco gli ha dato pochi giorni fa in Vaticano, ma anche a Bruxelles in sede Nato l’argomento è rispuntato come un fiume carsico, un grattacapo per Trump. Il quale potrebbe cercare ora la quadratura del cerchio rinunciando agli accordi della Cop21 di Parigi del 2015 senza però stracciarli, come invece aveva annunciato, anche perché non sono previste sanzioni.
Tuttavia proprio a Taormina il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha già messo le mani avanti, affermando che “Per noi l’accordo di Parigi è da applicare interamente”.
Sul commercio Gary Cohn, uno del team dei consiglieri economici di Trump, ha affermato che a Taormina “continueremo a combattere per quello che crediamo sia giusto, cioè un commercio libero ed equo”.
Sarà da vedere cosa uscirà dalla due giorni di Taormina, come pure dai molti incontri bilaterali annunciati a margine degli eventi. Al momento permane l’incognita delle posizioni di Trump su tutto, mentre a casa lo aspetta la spada di Damocle del Russiagate, per cui gli investigatori si sono detti certi che Jared Kushner, il genero 36enne e consigliere del presidente Usa, abbia informazioni importanti.