G7: flop d’autore

di Marco Pugliese –

Cosa rimarrà di questo G7 targato Italia e Gentiloni? Forse solo la bellezza della cornice della splendida Taormina. L’ultimo vertice di una certa portata fu quello 2002, dove il governo italiano (Berlusconi) s’adoperò per portarci Putin. Con il senno di poi, rimase una mossa significativa, forse non del tutto compresa al tempo.
Questo summit italiano invece ha sottolineato la profonda distanza tra Usa ed Europa, con un denominatore comune: tranne Paolo Gentiloni, hanno tutti disertato la conferenza stampa finale. Proviamo a mettere i voti.

Italia, Paolo Gentiloni: voto 6.
L’Italia prepara il vertice con dedizione e perfezione. Sicurezza da dieci e lode e amenità del luogo da cartolina. Gentiloni porta a casa poco, dalla lotta al terrorismo, alle crisi regionali, passando per il dialogo con l’Africa. I soliti discorsi vellutati. Nel concreto poco o nulla, anzi un rifiuto velato di Donald Trump riguardo gli accordi sul clima.
Sempre il presidente Usa snobba il dossier riguardante le migrazioni redatto dall’Italia, riassunto in una riga sola. Lo smacco è servito, l’Italia messa all’angolo, tra Libia e Mediterraneo qualcosa dovrà cambiare. Ma Gentiloni ha già in mano lo sfratto e quindi ci penserà il nuovo premier. La sufficienza è organizzativa, politicamente Italia con le ossa rotte.

Francia, Emmanuel Macron: voto 6
Il clima passa per Parigi e Macron lo ha ribadito in maniera forte e vigorosa, anche a Trump. Clima, punto centrale della reputazione Usa secondo il francese, poco convincente a quanto pare. Elogia l’Italia in tema migrazioni e si dispiace per la Grecia. Dimentica però gli enormi interessi francesi in Africa occidentale e le mosse in chiave anti Italia in Kuwait e Libia. A parole europeo, nella pratica primo leader occidentale che incontrerà Putin dopo il G7. La Francia ha scoperto d’avere un leader, a cui il ruolo di vice-Merkel va stretto. La sufficienza c’è, al primo appuntamento internazionale non stecca.

Usa, Donald Trump: voto 7.
Il presidente Usa è un Giano bifronte. Insufficiente l’approccio al vertice, Trump tratta tutti dall’alto in basso, a tratti annoiato, fa capire che chi comanda ha la bandiera a stelle strisce. Sugli accordi climatici prende tempo ma ha deciso: Stati Uniti fuori dagli accordi, il prestigio messo sul piatto da Macron al pragmatico americano non interessa più di tanto. All’Italia una bacchettata riguardo i migranti: bene i diritti ma prima la sicurezza dei cittadini italiani, questo il mantra.
Gli Usa erano imperiali anche con Obama, ma in modo diverso; Trump, come promesso, non ha peli sulla lingua. Un G1.

Germania, Angela Merkel: voto 5.
Insufficienza piena per la Merkel, al suo dodicesimo G7. Un profilo (volutamente?) basso che si è risvegliato appena arrivata in patria. La Germania, non è un mistero, punta al G20 casalingo, ove torneranno sul piatto gli accordi climatici. Guerra aperta con gli Usa, ma la partita è complessa. La Germania da sola può poco e la Ue non è un feudo tedesco, specialmente dopo aver perso gli inglesi, il potenziale è al ribasso.
Italia e Francia, le altre due forze industriali, stanno alla finestra in attesa di sviluppi. Frau Merkel è sembrata una regina senza corona, quasi smarrita ed assai timida con i media. Ruggirà al G20?

Canada, Justin Trudeau: voto 5,5.
Trudeau ha svolto un compito d’osservatore, in vista del G7 2018 a Charlevoix, nel Quebec. Molti sorrisi, molto amore per l’arte italiana, una visita alle zone terremotate. Leader giovane, non ha brillato politicamente in summit complicato, ove i partecipanti hanno giocato (tranne Gentiloni) a nascondino. Da rivedere.

Gran Bretagna, Theresa May: voto 6,5.
Dopo Manchester i sorrisi non potevano esser molti, ma Lady Gran Bretagna dal summit se ne va con il vero successo del vertice: il documento riguardante il terrorismo, documento che impegna parecchio i sette “grandi”. La May su commercio e clima s’accoda e non dimentica il nuovo ruolo inglese, che in realtà riprende il vecchio: dialogo con tutti ma alla fine Londra si lascia le mani libere. Una leader dal gran potenziale, che con una maggioranza politica più solida darà del filo da torcere all’Ue in chiave uscita. Più che sufficiente l’apporto, non era scontato.

Giappone, Shinzo Abe: voto 6,5.
Abe arriva in sordina ma esce dal vertice con un risultato fondamentale: aver messo in agenda il problema geopolitico nordcoreano (in queste ore nuovo missile lanciato). Massimo risultato con il minimo sforzo e la sponda Trump, su clima e commercio sta a rimorchio, sul terrorismo acconsente e si focalizza sul pericolo nordcoreano. In Giappone parlano di questo vertice come di una vittoria di Abe. Un leader che ha utilizzato il summit per rafforzare la propria leadership interna, sempre un risultato.

Il G7: voto 4.
Un vertice che racchiude le sette tra le prime economie mondiali ma che forse ha perso molto del proprio smalto. Senza la Russia quasi tutti i discorsi saranno affrontati in bilaterale, specialmente con gli Usa. Il peso specifico del summit appare smarrito, per il futuro sarà utile rivedere certi schemi, i BRICS sono in agguato.