Gaza. Grazie alla mediazione russa Hamas stringe rapporti con la Siria

di Giuseppe Gagliano

Grazie alla fondamentale mediazione di Mosca, il gruppo di Gaza Hamas ha raggiunto un accordo politico, sulla sicurezza e l’intelligence con il regime siriano.
L’intesa ha richiesto mesi di l’avorio sia a livello diplomatico che a livello di intelligence. Già durante il mese di luglio Hamas era in una ottima posizione rispetto ad al-Fatah, principale partito palestinese in Cisgiordania.
Il capo di Hamas Ismail Haniyeh aveva visitato Beirut dal 19 al 26 giugno nel tentativo di avere il sostegno siriano e tracciare una strada verso Damasco. Vista l’importanza dell’accordo, Haniyeh è andato in Libano insieme ai suoi collaboratori più stretti Khalil al-Haya, Moussa Abou Marzouk e Saleh al-Arouri, questi responsabile del ramo di Istanbul di Hamas e con un ruolo fondamentale nel rafforzamento del partito in Cisgiordania.
Nello specifico il 26 febbraio al-Arouri era riuscito a garantire un incontro con Haniyeh, per una possibile riconciliazione di Hamas con Damasco.
Anche Hasan Nasrallah, segretario del partito sciita Hezbollah, ha svolto un ruolo importante per concretizzare l’accordo del 16 settembre: Nasrallah è stato incaricato di negoziare il ritorno dei membri del partito nelle aree siriane controllate dalle forze di Bashar al-Assad, incluso il campo profughi palestinese di al-Yarmouk, nonché la riapertura di un ufficio del partito nella capitale.
Ritornando all’accordo del 16 settembre, un ruolo importante è stato svolto anche dall’Iran: il 13 settembre Ismail Haniyeh è andato a Mosca su invito del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. L’oggetto della discussione è stato naturalmente la necessità di riconciliarsi con la Siria. Sempre a Mosca Haniyeh ha incontrato anche l’ambasciatore iraniano Qassem Galili, cosa che ha consentito all’Iran di svolgere un ruolo rilevante nel riaprire le relazioni diplomatiche con la Siria.
In altri termini se l’accordo ufficializzato il 16 settembre rappresenta un successo per Hamas, rappresenta al contrario un fallimento per il partito rivale e cioè al-Fatah, guidato da Mahmoud Abbas (Abu Mazen) nonostante il fatto che propio al-Fatah avesse cercato di stabilire buoni rapporti con la Siria. Questo ruolo di mediazione era stato svolto da Samir al-Rifai, inviato dell’Autorità palestinese a Damasco. Lo stesso aveva incontrato il 21 giugno il vice ministro degli Esteri siriano, ora ambasciatore a Mosca, Bashar Jaafari.